Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

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Forrest Gump
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Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

"Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contrappasso".

E' da un pò che avevo questa idea.
Pensavo e ripensavo #-o , giusto o sbagliato [-X , opportuno o indiscreto :( ?

Alla fine, di fronte al fascino irresistibile di quei rarissimi frammenti "usciti" di questa incredibile storia, che presto diventerà un libro, non ho più resistito.

Ho chiamato Alibrando e, carpitone il consenso, ho direttamente contattato il protagonista di questa triste avventura per invitarlo ad iscriversi al forum.
Ci racconterà direttamente qui la sua esperienza al limite del paranormale e risponderà alle nostre domande.

Sulla veridicità di quanto accaduto garantisco personalmente conoscendo, in carne ed ossa e da prima del fattaccio, sia il suo protagonista, sia tutte le persone che sono intervenute per aiutarlo, diplomatici e console dell'epoca compresi.

Intesi, non vogliamo farne un eroe nazionale, ma trattandosi di un uomo che ha pagato a carissimo prezzo il suo errore, esigiamo rispetto.

Su questo forum, da anni parliamo di Ucraina in tutte le salse e, spesso, si parla un pò delle stesse cose.
Questa è un'occasione unica perchè, vi assicuro che nel leggere quelle poche righe che ho avuto l'occasione di avere tra le mani, tutto era maledettamente nuovo e straordinariamente insolito.

Vi racconto la storia di Maximka68, almeno di quella parte che conosco io.
Il mio racconto finisce quando si aprono le porte di una prigione ucraina. Poi il buio assoluto.
E, vi confesso, di non avere mai avuto il coraggio di chiedergli qualcosa in più, nulla che andasse oltre le solite frasi di circostanza: "come stai? come è andata?".

Maximika68 è un giovane laureato, culturalmente molto ben dotato (anche il console di allora, quando mi parlò del suo primo incontro dentro la prigione, mi disse: "ma questo parla in latino?"), testardo quanto intelligente, strasicuro di sè stesso tanto da risultare praticamente ininfluenzabile.

A Kiev si mette nei guai, aprendo in pieno centro un centro massaggi erotico, conosciuto nella capitale.
Non posso contare quante persone mi avranno detto "ma conosci xxxxx'?".

Maximka68, dopo un pò, decide di "mettersi nei guai" sfidando la concorrenza ucraina del settore e fidandosi delle parole di un millantatore che, dietro compenso, gli prometteva l'assenza di controlli, senza poi risultare essere "nessuno".

Poi, un giorno, una retata.

Viene condannato (credo) a 5 anni di reclusione senza sospensione della pena ed esce dal carcere (credo) dopo più di 2 anni per buona condotta.

In questo arco di tempo, vive tra droga, armi, lavori forzati (vietati dalla legge internazionale), assassini e prigionieri della guerra cecena, orribili pestaggi tra detenuti, violenze gratuite ad opera delle guardie carcerarie, corruzione, crudeltà, stanze dell'amore, ferree leggi non scritte.

Una volta viene quasi ucciso da un galeotto e si considera fortunato per essere uscito vivo da quell'inferno.

Maximka68, grazie per avere accettato il mio invito.
Non so se uscirà a breve un libro, se succederà, mi auguro di leggere in una pagina in bianco, una di quelle riservata alle dediche, due righe alla tua maniera, su quell'angelo ucraino :angelo: a cui credo devi gratitudine eterna e, forse, anche la vita.

Avrei decine e decine di domande da farti, ma non so quanto posso spingermi oltre e credo sia corretto iniziare da: "Cosa vuoi o puoi raccontarci della tua storia?"

Forrest Gump: su richiesta di Maximka68, il titolo da me dato al thread, è stato cambiato in:
"Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contrappasso".


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robert374
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da robert374 »

Quindi cosa si fa? Dobbiamo solo aspettare????

Moderatore: si, dobbiamo aspettare: si farà certamente vivo.
Purtroppo non ho l'autorizzazione a pubblicare o rendere noti, anche parte di quegli interessantissimi spezzoni, che di tanto in tanto, a macchia di leopardo, concede per sua bontà.
robert374
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da robert374 »

Il titolo del blog sarà sempre questo...vero? Grazie aspetto
Forrest Gump
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

"Ti autorizzo a scegliere qualsiasi parte del mio racconto tu creda e se qualcuno commenterà il post o vorrà spiegazioni, sarò felice di replicare. Un abbraccio".

Con queste parole ho ricevuto l'assenso ad aprire le danze.
Rispondo così anche alla domanda di Robert374.

Non conosco tutta la storia perchè, come detto, il suo autore ne dispensa di tanto in tanto solo piccoli frammenti.
Dei pochi in mio posseso, inizierei proprio dall'arrivo a destinazione: la prigione di Gytomir.

Ecco il copia/incolla.


‘Shrok ‘, ‘statià’, ‘sexualni orientatia’ e ‘vinà’: ‘entità della condanna’, ‘ fattispecie di reato’ ‘orientamento sessuale’ e ‘colpa’.
Questi sono i biglietti da visita nel lagher di Gytormir quando ci si presenta agli altri detenuti e soprattutto al momento dell’arrivo, quando si è sottoposti all’interrogatorio ufficiale dello ‘smatriaci’, ‘il responsabile’ appuntato dalla fratellanza dell’area della baracca al quale si è assegnati.

E’ un momento centrale nella vita futura del detenuto, perché a seconda del reato commesso e secondariamente della pesantezza della condanna ricevuta, ci si gioca status e rispettabilità all’interno della comunità, che influenzeranno la qualità delle mansioni che la fratellanza gli assegnerà per decisione del vorzacon e soprattutto la sua incolumità fisica e morale.

Mentire su qualcosa durante la presentazione può costare carissimo, specie sulla ‘vinà’, sulla colpa, qualora il reato per il quale si sia condannati sia uno di quelli infamanti secondo il codice della criminalità.
Chi abbia violentato una donna, chi abbia commesso incesto, chi si sia prostituito come omosessuale, chi abbia venduto droga ai bambini nelle scuole, chi abbia sfruttato minorenni, viene automaticamente dichiarato ‘abigeno’ , ‘anormale’, additato come infame, esposto a pestaggi, mansioni infime, sputi e insulti, e ridotto in schiavitù dagli altri detenuti con il compito principale di pulire le latrine tutti i giorni.

Ma una possibilità è data al detenuto condannato per uno di tali reati infamanti.
Quella di dimostrare che l’accusa e la condanna siano state ingiuste, proclamando la prorpia innocenza.
L’onere della prova è qui a suo carico, naturalmente e l’unico modo di dimostrare la propria estraneità ai fatti è quella di avere persone per la fratellanza rispettabili all’esterno del lagher, pronte a garantire per lui e a perorare la sua causa con fatti inequivocabili che ne provino l’innocenza.

Ma qualora dagli accertamenti che la fratellanza faccia sulla ‘vinà’ del nuovo arrivato risulti che egli abbia mentito, le conseguenze sono atroci per lui e possono portarlo persino alla morte o ad una amputazione o castrazione.

Dunque appena giunto a Gytomir, Black il centauro, quarantenne dai lunghi capelli stinti e consumati dal sole e dal gelo nelle lunghe traversate in Harley Davidson a scorazzare e seminare terrore lungo le coste della Crimea, capo di una banda di motociclisti ucraini di estrema destra, cultore e difensore della purezza slavica, uomo dall’ossatura enorme e alto più di un metro e novanta, con svastiche, serpenti e donne nude tatuate su tutto il corpo, si presentò a Bieslan: “ io mi chiamo Black, reato traffico internazionale di armi, prostitute e droga e condanna a dieci anni e mezzo… e… mi piace la fixx!” – e accompagnando la sua ultima affermazione con il gesto della forma della vagina, esplose in un riso fragoroso che contagiò tutti gli astanti.

Anche Bieslan, in qualità di sottocapo, sorrise e lo accolse fraternamente a prendere il the con lui.
Il rito del ‘chai’, infatti, ed anzi del ‘cifir’, un the fortissimo ottenuto con una tripla dose di pianta di the e pochissima acqua, imbevibile per un palato occidentale, è il momento conviviale per eccellenza nel lagher, dove riuniti in un cerchio i fratelli si passano la stessa tazza di continuo riempita per far sì che tutti ne bevano almeno un sorso.

Dopo avere consumato il cefir, Black chiese a Bieslan di appartarsi con lui e gli disse sottovoce che amici comuni gli avevano chiesto di recapitare un messaggio importante al comandante ceceno, un piano di fuga dal carcere.
Ma che di questo avrebbero parlato nei dettagli di lì a poco.
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da dreamcatcher »

Grazie, all'autore dello scritto per la disponibilità a condividere questa storia, e a te Forrest per aver avuto l'idea di proporcela. =D>
L'inizio non è male... è da tempo che "non leggo" (se escludiamo le paginate di teorie sull'amore ucraino :mrgreen: ) e decisamente sono curioso.

Una domanda, cui magari troverò anche risposta nel corso del racconto: l'ingresso in carcere è successivo alla condanna? O intanto il protagonista è stato "parcheggiato" lì, in attesa di giudizio?
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da maximka68 »

Capitolo V . Le tre regole della sopravvivenza.

“Ni veri, ni boisia, ni prosi” , ovvero “Non ti fidare, non aver paura, non domandare” :queste le tre regole che ogni nuovo arrivato nel lagher di Gytomir deve tenere bene in mente per sopravvivere fino alla fine dell’espiazione.
Una sintesi di saggezza che si tramanda di ‘generazione in generazione’ di detenuti e la cui paternità alcuni attribuiscono allo scrittore Michail Bulgakov, altri ad Aleksandr Solženicyn ed infine una corrente maggioritaria ascrive invece ai testi degli chansonnier più amati dalla fratellanza criminale, ovvero Mihail Krug e Byturka.

Si, perché il lagher ha la sua musica ed è la musica della chanson francese riveduta e corretta dalla tradizione canora dei gulag sovietici.
La senti risuonare in ogni dove, amata e riverita da guardie e ladri, come una religione comune.

Ma tornando alle tre regole della sopravvivenza, Bieslan aveva il compito di ricordarle come un monito di capitale importanza ai nuovi arrivati di Gytomir, fatti confluire negli alloggi della ‘Quarantena, che è la prima destinazione del vagone bestiame che porta i prigionieri fino al lagher.

I detenuti vengono isolati per due settimane dal resto della popolazione carceraria al fine di effettuare i controlli medici e individuare i casi di malattie infettive come la tubercolosi o la sindrome da immunodeficienza, entrambe assai diffuse in Ucraina, e soprattutto al fine di istruirli sulle regole della vita nel lagher.

La mattina alle sei c’è la sveglia e ti viene somministrato un tozzo di pane raffermo e una brodaglia immonda a base di ‘capusta’, una sorta di lattuga dolciastra locale, dove se sei fortunato non trovi qualche scarafaggio a galleggiare a gambe per aria.
Poi di corsa alla ginnastica obbligatoria, di fronte alla bandiera ucraina patriotticamente issata, in una divisa lercia e fuori taglia che sei tenuto a portare marzialmente e che ti fa grondare di sudore in estate e rabbrividire di freddo in inverno, quando il termometro segna fino a meno trenta.

Infine è il momento del discorso del tenente della milizia che ammonisce i detenuti sulla necessità di lavorare nelle cave di pietra o nelle segherie, per evitare conseguenze spiacevoli, leggasi punizioni corporali che possono arrivare anche a causare la morte del detenuto riluttante.

Ma la vera istruzione alla vita nel lagher non è quella che la milizia impartisce, seppure ignorarla può costare molto caro, il fondamentale ammaestramento proviene dalla fratellanza, che fin dai giorni della quarantena sceglie i suoi uomini più carismatici per parlare ai nuovi arrivati e dare loro l’imprimatur della ‘bratucianie’.

Questo era appunto il compito che il ‘Vorzacon’ il sommo capo, aveva dato a Bieslan.
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da maximka68 »

Capitolo XVI. Il duello

Nel lagher a volte solo la forza bruta può tirarti fuori da una situazione in cui sei con le spalle al muro.
Gli spazi di negoziazione verbale hanno dei limiti precisi, valicati i quali, l’unica risposta possibile ad un attacco frontale è la pura violenza o la scelta di soccombere e accettare passivamente di essere picchiati sperando che il tuo aggressore ad un certo punto si fermi per pietà, soddisfazione raggiunta o paura delle conseguenze, come un aggravio di pena, qualora le guardie vengano a conoscenza del fatto.

Così avviene quando qualcuno ti sfida a duello, di solito ai pugni ( i calci sono proibiti fra pari di rango e riservati solo agli abigeni) o più raramente al coltello, con l’autorizzazione dello smatriaci, ossia del capo piano della baracca dove vivi, se obiettivamente questi ravvisi una valida ragione del contendere e quindi non possa impedire lo scontro, anche se ti è amico e vorrebbe che tu non ti trovassi in quella situazione.

O tu o lui, devi decidere in fretta, nello spazio di pochi secondi, perché sei ridotto allo stato di bestia contro bestia, tuo malgrado.

Uno dei casi più classici è l’insulto ritenuto offensivo al punto di ledere l’onore di chi lo riceve.
Ciò mi ricorda un po’ quello che accadeva tra noi ragazzini che abitavamo vicino al quartiere Noce di Palermo. Potevi accettare che i cosiddetti ‘malacarne’ ti insultassero anche pesantemente, ma se qualcuno di loro si fosse azzardato ad appellare tua madre con l’epiteto proprio del mestiere più antico del mondo, ecco che, tuoni e fulmini, saresti stato un vigliacco conclamato a non lavare l’onta subita e batterti anche con un avversario più prestante di te. ‘le madri non si toccano’ era la legge non scritta della strada.

In questo i carcerati del lagher hanno qualcosa di distortamente infantile e qui la parola insultante al punto da essere unanimemente ritenuta ragione fondante di un duello è “suka”, che nel vocabolario russo non è un verbo come suggerirebbe l’assonanza con la parola italiana, bensì un sostantivo, ovvero ‘prostituta’.

Ma occorre precisare ancora che nel gergo della fratellanza la parola ‘suka’ ha un’accezione diversa da quella del lessico fuori dal carcere, stando qui per ‘informatore’, informatore della polizia., spione, infame, dunque la feccia della feccia.
Chiamare ‘suka’ qualcuno a Gytomir significava sfidarlo apertamente ad un corpo a corpo potenzialmente senza esclusione di colpi.

Ed anche se sei uno straniero e dovrebbe comprendersi che la tua padronanza delle parolacce consentite e di quelle’ all’indice’non possa essere la stessa di un detenuto locale, non c’è scusante che tenga.
Devi tenere a freno la lingua o accettarne le conseguenze.

Per tutto ciò mi trovai invischiato in qualcosa che avevo evitato accuratamente e saggiamente per tutto il tempo della mia detenzione, ingoiando moltissime volte il mio orgoglio e la mia suscettibilità.

Infatti l’accortezza di sottrarmi a diatribe, polemiche e reazioni mi fece difetto fatalmente solo una volta, mentre stavo giocando a scacchi con il campione della baracca 3, il simpatico ed intelligentissimo Iuri, infermiere venticinquenne condannato a 16 anni per omicidio di moglie ed amante, colti sul suo letto di casa a copulare.

Durante i nostri match, che mi vedevano immancabilmente perdente, appartenendo Iuri ad una categoria di giocatori nettamente superiore, ero spesso oggetto di derisione da parte di alcuni detenuti ai quali piaceva guardare e commentare le nostre partite, sottolineando i miei sbagli e le mie ingenuità con pesanti parole di scherno nei miei confronti.

Ero battuto regolarmente in assetto alla pari, tanto che Iuri alle volte giocava con me con l’handicap di partenza della regina mancante, anche perché il piacere di giocare insieme e di ammazzare il tempo era la vera ragione che ci teneva incollati alla scacchiera, ed insieme ridevamo e ci divertivamo molto per una reciproca, istintiva simpatia.

Ma quel coro di scocciatori intorno a noi a volte si faceva così fitto di sbeffeggiamenti e risate sarcastiche al mio indirizzo da darmi terribilmente ai nervi, finchè non scoppiai in una reazione e chiamai ‘suka’ uno di loro, il più accanito fra i miei molestatori.

Credo che il tizio, di cui non ricordo più il nome, un uomo sulla quarantina, sul metro e ottanta, piuttosto snello, ma discretamente piantato, di origine armena, non stesse aspettando altro.
Probabilmente gli bruciava che io godessi della protezione di Bieslan e stava cercando un modo di farmi pagare lo scotto di avere qualche privilegio, nonostante non avessi particolari meriti e ruoli di alcun tipo all’interno della fratellanza ed essendo anche molto invidiato per i ‘kaban’, ossia per i pacchi di alimenti, le scorte di cibo che ricevevo dall’esterno e che io facevo gestire in buona parte al comandante nella ‘lichnaia’, ossia nella cassa di donazione volantaria per la comunità , tenendo per me lo stretto necessario

Così, nonostante Iuri avesse cercato di dissuaderlo rammentandogli invano che ero uno straniero e non potevo essere ritenuto responsabile, l’armeno prese a gridare che lo avevo chiamto ‘suka’ e che ora dovevo pagare: “ seichas atviciaish!”, mi urlò , “adesso devi risponderne”.

Subito accorsero in molti intorno e con loro il capo baracca, che trovò le ragioni dell’armeno fondate e dispose che nessuno interferisse nella nostra disputa. Bieslan non cercò neanche di scusarmi, perché avrebbe indebolito senza alcun esito la sua credibilità e sapeva perfettamente che la mia posizione era indifendibile agli occhi di tutti.

Ora ero solo di fronte a lui e mi tremavano le gambe.
L’armeno, rapinatore professionista, che aveva assaltato un casinò ucraino a mitra spianato, aveva la faccia scavata da rughe profonde ed un naso adunco, quasi da becco di rapace, labbra enormi che lasciavano intravedere i denti cariati e indeboliti dall’incuranza e dall’alcool, occhi neri come la pece, contornati dal sangue di microemorragie capillari che lo rendevano ancora più simile ad un indemoniato, in quel furore che lo aveva preso contro di me.
Avevo paura di lui, della sua tempra di uomo che non ha nulla da perdere, del male che sentivo spalancarsi a me nel suo sguardo bieco e sinistro.
Non potevo negarlo a me stesso, anche se fingevo spavalderia e avrei voluto trovarmi miglia lontano da lì.

Ma ecco che qualcosa cambiò all’improvviso il mio stato psicologico di atterrimento, quando smisi di fissarlo in viso e abbassai lo sguardo sulle sue braccia.
Erano la metà delle mie per cinconferenza e sviluppo muscolare ed il suo collo sottile come quello di un cigno nero.

Così quando si gettò con veemenza in avanti per colpirmi con il braccio destro sollevato nel gesto di un gancio nella direzione della mia faccia, io smisi di avere paura, mi piegai in avanti evitandolo e cercai la collisione frontale con il mio quintale di peso.

Nell’urto violentissimo dei nostri corpi, la mia testa si abbattè sul suo mento e poi sul suo sterno e il colpo lo fece piegare all’indietro e cadere per terra, mentre io rimasi in piedi a guardarlo in uno stato di eccitazione e confusione, senza sapere cosa fare, mentre Bieslan e Iuri mi incitavavano a dargli addosso e finirlo.

La botta che aveva preso e le escoriazioni resero l’armeno pazzo di rabbia e alzatosi si lanciò di nuovo all’attacco, ma stavolta fece lui un errore imperdonabile, perché impugnò una pietra nel tentativo di farmi male sul serio.

Questo era esattamente ciò che Bieslan attendeva per potere intervenire in mia difesa: una qualche irregolarità nel duello. Fu un istante.
Il comandante con un balzo si interpose fra noi e scaricò un pugno sullo stomaco dell’armeno che lo fece accasciare al suolo.
Subito dopo dichiarò che lo scontro si era concluso in mio favore e che se l’armeno avesse di nuovo cercato di ferirmi avrebbe conosciuto una punizione assai più severa.

Ero salvo ancora una volta grazie al mio amico Bieslan.
Forrest Gump
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

Grazie per avere reso noti questi altri due frammenti, a me totalmente sconosciuti.

Non sei qua per essere giudicato, lo hanno già fatto in Ucraina ed hai pagato a durissismo prezzo, ma per avere accettato il mio invito a parlarci di una Ucraina sconosciuta a tutti.

Che aggiungere?
Solo la mia meraviglia!

Perchè forse, leggendo questa ultima frazione intitolata "Il duello", gli utenti e chi non ti ha conosciuto, sono portati a pensare che tu possa essere una persona violenta o un provocatore.
Invece, al di là dell'episodio, ti conosco come una persona equilibrata.

Credo siano le condizioni di stress estremo e l'istinto di sopravvivenza che portino a questo.
Probabilmente in quelle condizioni, se lo hai fatto tu, lo avrebbe fatto chiunque.
I latini, e tu sei un esperto, dicono: "homo homini lupus".
dreamcatcher ha scritto:Una domanda, cui magari troverò anche risposta nel corso del racconto: l'ingresso in carcere è successivo alla condanna? O intanto il protagonista è stato "parcheggiato" lì, in attesa di giudizio?
Stando alle notizie in mio possesso - se ne parlava tantissimo tra i nostri connazionali residenti perchè Maximka68 era conosciuto ed aveva una vita sociale attivissima - dall'epoca della retata non si è più visto in giro.

Non so se è stato assegnato subito a Gytomir o se era da qualche altra parte.
Una cosa è sicura: che era rinchiuso.
Magari poi ti risponderà lui.

Le leggi ucraine sono severissime.
Se fosse successo in Italia, a parte la diversità delle condizioni carcerarie, con le nostre maglie larghe non avrebbe fatto una settimana.
La retata al "centro massaggi" è infatti avvenuta a distanza di una sola settimana dall'inizio dell'attività e Maximka68 era un incensurato.

Dimenticavo: dulcis in fundo, una mia perla.
Conoscevo anche io la parolina "suka" (per favore non ripetetela ad alta voce davanti alle vostre mogli, fidanzate ucraine, è ritenuta volgarissima) dai campi di calcetto ucraini.
Solo che lì veniva considerata una esclamazione e basta.

Evidentemente a Gytomir l'ambientino era molto diverso e particolamente caldo e sensibile.
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da domedo79 »

Mi associo a Forrest e ti ringrazio di condividere qui questa tua "estrema" avventura per cosi' dire

la tua storia mi appassiona molto avrei voglia di farti mille domande ....

Se posso chiedere eri l' unico Italiano li ? o addirittura l' unico Europeo ?Il fatto di essere un Italiano li dentro in quell' inferno , ti ha dato piu svantaggi o vantaggi ?
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da kontecagliostro »

Benvenuto Maximka.
Il racconto della tua esperienza fa luce su un aspetto ancora insondato della realtà ucraina. Il tuo racconto è piacevole , scorrevole e veramente descrittivo.
Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contrappasso... Credo che nei tre flash raccolti fino a questo momento stiamo leggendo la seconda parte, quella del contrappasso... perchè non ci dici qualcosa della passione da cui tutto è nato?
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

domedo79 ha scritto: avrei voglia di farti mille domande ....
Se posso chiedere eri l' unico Italiano li ? o addirittura l' unico Europeo ?Il fatto di essere un Italiano li dentro in quell' inferno , ti ha dato piu svantaggi o vantaggi ?
Fai pure le domande, sarà lui eventualmente a difendere la sua privacy o a dire che non può risponderti.

Intanto ad una di queste, salvo smentita, ti rispondo io.
Il console dell'epoca mi ha sempre detto che lui era l'unico italiano in prigione in Ucraina.

Penso che sarebbe stato un conforto enorme per lui avere, nella disgrazia comune, un altro connazionale vicino.
Basti pensare che spesso, all'interno delle carceri di tutto il mondo, si formano delle bande che hanno come unico criterio di selezione l'appartenenza ad una determinata etnia.
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da valkrav »

maximka68 ha scritto:Capitolo V . Le tre regole della sopravvivenza.

“Ni veri, ni boisia, ni prosi” , ovvero “Non ti fidare, non aver paura, non domandare”.
"Не верь, не бойся, не проси !" - “Non fidi, non hai paura, non chiedi !”

e troppo buffo sto racconto,
per fortuna non ho l'esperienza diretta ma vi posso dire che
la gallera italiana e una vacanza a Maldive al confronto con ucraina
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

Nella prossima puntata parleremo del trattamento riservato agli "abigeni", ovvero a coloro che si sono macchiati di un reato infamante.
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da valkrav »

tanto tempo fa ho sentito che per imparare una lingua straniera bisogna sposarsi o andare in galera...

Come va il protagonista con il russo? A me sembra non tanto bene

"kapusta" e un semplice cavolo e non ha niente con latuga
penso che lui parla di "kvashenaia kapusta" - e un modo da preparare kapusta

"suka" e fimmina di cane, "sukin syn" - figlio di cane - ma e vero che a galera ha un altro senso ben descritto sopra

tanto la dentro gira un alta lingua, molto diversa dal russo nonostante le parole sembrano le stesse
sapete come viene chiamata?
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Re: Storia di una passione sfrenata e del suo terribile contra..

Messaggio da Forrest Gump »

valkrav ha scritto:Come va il protagonista con il russo? A me sembra non tanto bene
valkrav ha scritto:
maximka68 ha scritto: “Ni veri, ni boisia, ni prosi” , ovvero “Non ti fidare, non aver paura, non domandare”.
"Не верь, не бойся, не проси !" - “Non fidi, non hai paura, non chiedi !”
Detto da me che non sono bravo nè in russo, nè in italiano :D , secondo me aveva tradotto meglio lui la forma imperativa del verbo.
O almeno io, che conosco le 3 frasi, "ne boisia" è un classico di moglie a figlia dal dottore, "ni prosi" credo di tutti i genitori ai figli, avrei tradotto alla stessa maniera.

Secondo me i problemi nascono al momento di tradurre, perchè tu da ucraino parli perfettamente il russo e lui perfettamente la sua lingua.
Anche questi sono segni della difficoltà per gli italiani ad imparare il russo.
L'importante è comunque capirsi e capire il senso generale.

Per quanto riguarda le vostre domande, aspettiamo il protagonista.
Intanto, come promesso, ecco un altro passo in mio possesso, tratto da questa triste storia.

Sasha aveva 18 anni appena compiuti e veniva da un piccolissimo villaggio dell’Ucraina dell’ovest, nella oblast di Ivano Frankovska, vicino ai monti Carpazi, una delle poche aree dove si parla ancora la lingua ucraina in uno stretto idoma dialettale e pochissimi parlano quella russa, come invece avviene nella capitale, Kiev.

Il ragazzo era venuto su alto e forte, nutrendosi in modo sano, non bevendo alcool a differenza dei coetanei e lavorando come tagliaboschi, ma il suo cervello non si era sviluppato adeguatamente e la sua capacità di intendere e di volere era assai ridotta, essendo in grado di alfabetizzare a stento.
Aveva perduto entrambi i genitori di tubercolosi da piccolissimo e viveva con i nonni molto anziani e incapaci di dargli educazione e scolarizzazione minima e meno che mai assistenza medica.
Anche lo sviluppo ormonale aveva stentato a completarsi nei tempi normali ed era come se avesse non più di otto anni dal punto di vista psicologico.

Tuttavia Sasha era un ragazzo felice, come raccontò a Bieslan, quando fu interrogato, perché viveva immerso nella natura e amava coltivare e vedere crescere piante e fiori, tanto che pur essendo costretto dal suo lavoro a tagliare gli alberi ne provava ogni volta un grandissimo dispiacere .
Il suo vero problema era solo quello di essere stupido ed avere la mente di un bambino, così si definiva da sé, essendo abituato a sentirselo dire dagli altri, pur non comprendendone appieno il significato.

Così il giorno in cui rivolse le sue prime attenzioni sessuali ad una ragazzina in età di scuola elementare, egli ebbe la percezione di farlo con una propria coetanea e sebbene non fosse giunto a violarne la verginità nel suo approccio ludico esplorativo, il gioco al quale inizialmente la bambina ignara si prestò divenne brusco in un gesto di Sasha di impedirle la fuga, nel momento in cui ella rifutò di prestarsi ad un contatto fisico più profondo.

Il tutto si limitò ad una veste stracciata per il repentino fuggire della piccola di cui Sasha teneva in mano un lembo del vestitino e ad un precedente palpeggiamento, ma alle grida delle piccola i compaesani accorsero in suo aiuto e quasi linciarono Sasha, che fu salvato da morte certa solo dall’intervento del poliziotto locale, che ne conosceva le ridottissime facoltà mentali e lo arrestò, consducendolo alla stazione di polizia in stato di detenzione.

In tribunale l’avvocato di ufficio fece mera presenza simbolica, senza accennare minimamente ad una difesa legale del minorato, né preoccupandosi di disporne una perizia medica e il giudice si guardò bene dal farlo a sua volta.

Così sette furono gli anni di condanna che furono affibbiati al povero Sasha, il quale ora stava per conoscere gli anni più orribili della sua esistenza, trovandosi in un carcere ucraino con l’accusa di tentativo di stupro di minorenne, il peggiore biglietto da visita in assoluto che un uomo possa avere trovandosi in mezzo ai lupi della fratellanza.

“Abigeno, abigeno” gli urlarono gli altri detenuti, appena fatto ingresso nella baracca e costretto a strisciare a terra cercando disperatamente riparo sotto una branda, dopo che i primi colpi da parte di un drappello di picchiatori che lo raggiunsero alle gambe, al volto e allo stomaco, lo avrebbero presto finito se Bieslan non avesse ordinato di cessare la rappresaglia .

“Voglio parlare con questo abigeno, lasciatelo stare!” e si portò vicino a Sasha pur senza toccarlo con le mani, dato che era proibito dalla regole.”tirati su – lo esortò con voce ferma , ma pacata – che voglio sentire quello che hai da dire sul tuo crimine schifoso”.

Sasha ripetette nel suo linguaggio stentato ciò che aveva cercato di spiegare anche a poliziotti e giudici e fu subito evidente a tutti che il ragazzo era un minorato mentale. Nonostante ciò il suo destino era segnato e non c’era eccezione al codice criminale, neanche in caso di disturbi o ritardi mentali.

Lo status di abigeno non gli si poteva non affibbiare.
Bieslan provò pietà per lui e intimò a tutti che mai più violenza gli fosse usata da quel momento, ma il destino di Sasha era irrimediabilmente tracciato e nei successivi anni avrebbe vissuto come un appestato, sfruttato per i lavori più mortificanti che nessun altro in carcere vuole e deve fare.

Inoltre, appena Bieslan distolse l’attenzione da lui, il ragazzo fu usato per soddisfare i piaceri degli omosessuali con i quali fu relegato a vivere nello scantinato della baracca riservato agli abigeni.
Lo truccarono e vestirono da donna e lo violentarono a più riprese finchè Sasha non si tolse la vita con le sue stesse mani gettandosi dall’ultimo piano della baracca, in una gelida mattina di dicembre ed in mano teneva un piccolo fiore che aveva raccolto dall’aiuola della piazzuola, l’ultimo ricordo e profumo della sua età felice.
"L'uomo saggio aspetta il momento giusto, il pazzo lo anticipa, l'imbecille lo lascia passare". (tratto dal film "Mai arrendersi")
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