Chernobyl
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Chernobyl
Perdonatemi gia’ da subito, vi prego. Ma questo mio racconto penso di dividerlo in piu’ “puntate” non per pigrizia, ovviamente, ma per una banale mancanza di tempo.
Cominciamo dal preambolo.
Non ne ho parlato con nessuno dopo il viaggio, o almeno, ho fatto solamente vedere I miei scatti che inglobano e descrivono il silenzio di una tragedia annunciata e la sofferenza di un territorio che a quell’epoca era tranquillo e normalmente ordinario.
Proprio quel silenzio che ritrovi camminando tra le vie di una citta’ fantasma come Pripyat, visitando I suoi edifici, osservando abiti, accessori e giocattoli li dimenticati da 25 anni e sopratutto soffermandoti ad ascoltare quella pace … una pace tetra e oscura.
Da quando mi sono trasferito a Kiev, cioe’ cinque anni fa, mi girava sempre in testa l’idea di andare e “tastare” di persona quello che e’ sempre stata considerata la tragedia per eccellenza.
Sapete.. quando vivi in un altro paese, consideri Chernobyl come una notizia, un fatto accaduto, un qualcosa che ha toccato direttamente qualcuno ma che per te racchiude un significato ben piu’ superficiale perche’ fisicamente ne sei lontano.. o almeno credi di esserlo.
Proprio per questo, volevo provare il desiderio di vedere e capire personalemente quello che racchiude in se quel nome, tanto famoso quanto ancora oscuro per molti, …Chernobyl.
Mi raccomando.. non e’ da me generalizzare e non pretendo di farlo adesso. Quindi, per favore, prendete in considerazione tutto quello che scrivero’ nei prossimi giorni come una visione personale di una realta’ da me vissuta direttamente e niente di piu’.
To be continued…
Cominciamo dal preambolo.
Non ne ho parlato con nessuno dopo il viaggio, o almeno, ho fatto solamente vedere I miei scatti che inglobano e descrivono il silenzio di una tragedia annunciata e la sofferenza di un territorio che a quell’epoca era tranquillo e normalmente ordinario.
Proprio quel silenzio che ritrovi camminando tra le vie di una citta’ fantasma come Pripyat, visitando I suoi edifici, osservando abiti, accessori e giocattoli li dimenticati da 25 anni e sopratutto soffermandoti ad ascoltare quella pace … una pace tetra e oscura.
Da quando mi sono trasferito a Kiev, cioe’ cinque anni fa, mi girava sempre in testa l’idea di andare e “tastare” di persona quello che e’ sempre stata considerata la tragedia per eccellenza.
Sapete.. quando vivi in un altro paese, consideri Chernobyl come una notizia, un fatto accaduto, un qualcosa che ha toccato direttamente qualcuno ma che per te racchiude un significato ben piu’ superficiale perche’ fisicamente ne sei lontano.. o almeno credi di esserlo.
Proprio per questo, volevo provare il desiderio di vedere e capire personalemente quello che racchiude in se quel nome, tanto famoso quanto ancora oscuro per molti, …Chernobyl.
Mi raccomando.. non e’ da me generalizzare e non pretendo di farlo adesso. Quindi, per favore, prendete in considerazione tutto quello che scrivero’ nei prossimi giorni come una visione personale di una realta’ da me vissuta direttamente e niente di piu’.
To be continued…
"L'importante, e' sapere che hai sempre la possibilita' di fissare ogni momento quando vuoi e come vuoi. Questo ti dara' la possibilita' di creare il TUO mondo... la tua REALTA'... la tua VISIBILITA' sulle cose e persone."
L'Immagine: http://pierrert.jimdo.com/
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Re: Chernobyl
La mattina del 25 aprile 2010 partii dal centro di Kiev in direzione Chernobyl.
Alle 08.00 del mattino, tra il nervoso ed il rimbambito, preparai tutto il necessario: passaporto, lasciapassare per il posto di blocco, patente e borsa con macchina fotografica ed obbiettivi. Indossai scarpe ed abiti ormai vecchi, consapevole di lasciarli li per ogni evenienza, e mi sedetti sul divano con in mano un bicchierino di cognac. Non preoccupandomi dei °gaishniki° pronti a fermarmi durante il percorso, me lo bevvi, aspettai 5 minuti (a quanto pare e’ un’usanza del posto sedersi prima di una partenza) e mi avviai.
Presi la macchina, passai a prendere un mio amico di Kiev (anche lui entusiasta del viaggio) e partimmo in due per la prima tappa: Posto di blocco di Detiatki (120Km da Kiev)
Il primo brivido arrivò dopo qualche chilometro vedendo la prima indicazione stradale: °Chernobyl 135KM°. Ecco.. in questo istante mi sono veramente reso conto di dove stavo andando e di quanto vivevo vicino al reattore…
Il secondo arrivo’ vedendo sulla destra della statale un blocco di cemento, costruito ancora durante l’Unione Sovietica, indicando l’entrata nella Regione di Chernobyl.
Questo blocco lo potrete osservare cercando qualche filmato del disastro su youtube, noterete subito la scritta rosso fuoco °Chernobylskii Rayon° (ovviamente scritto in cirillico) e, sulla sua destra, una possente stella rossa raffigurante tutto il potere comunista di quell’epoca.
Perche’ mi venne il brivido? Perche’ la scena era la seguente:
La stella rimarra’ per me il simbolo della decadenza causata dalla radioattivita’ .
E a seguire..
To be continued…
Alle 08.00 del mattino, tra il nervoso ed il rimbambito, preparai tutto il necessario: passaporto, lasciapassare per il posto di blocco, patente e borsa con macchina fotografica ed obbiettivi. Indossai scarpe ed abiti ormai vecchi, consapevole di lasciarli li per ogni evenienza, e mi sedetti sul divano con in mano un bicchierino di cognac. Non preoccupandomi dei °gaishniki° pronti a fermarmi durante il percorso, me lo bevvi, aspettai 5 minuti (a quanto pare e’ un’usanza del posto sedersi prima di una partenza) e mi avviai.
Presi la macchina, passai a prendere un mio amico di Kiev (anche lui entusiasta del viaggio) e partimmo in due per la prima tappa: Posto di blocco di Detiatki (120Km da Kiev)
Il primo brivido arrivò dopo qualche chilometro vedendo la prima indicazione stradale: °Chernobyl 135KM°. Ecco.. in questo istante mi sono veramente reso conto di dove stavo andando e di quanto vivevo vicino al reattore…
Il secondo arrivo’ vedendo sulla destra della statale un blocco di cemento, costruito ancora durante l’Unione Sovietica, indicando l’entrata nella Regione di Chernobyl.
Questo blocco lo potrete osservare cercando qualche filmato del disastro su youtube, noterete subito la scritta rosso fuoco °Chernobylskii Rayon° (ovviamente scritto in cirillico) e, sulla sua destra, una possente stella rossa raffigurante tutto il potere comunista di quell’epoca.
Perche’ mi venne il brivido? Perche’ la scena era la seguente:
La stella rimarra’ per me il simbolo della decadenza causata dalla radioattivita’ .
E a seguire..
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Re: Chernobyl
Finalmente arrivammo a Detiatki.
Mi fermai qualche metro prima del posto di blocco per aspettare il mio angelo custode. Una persona gentile e cortese che per le prossime ore fu il mio tutore nella visita interno al territorio protetto.
D’ora in poi lo chiamerò con un nome inventato: Piotr
Piotr e’ un ufficiale in pensione di all’incirca 45 anni, nacque a Chernobyl e dopo qualche anno il disastro ritornò nella propria città per monitorare i lavori e la situazione del reattore.
Negli ultimi anni, da quanto ho capito, veniva impiegato come accompagnatore per le persone autorizzate alla visita della zona.
Per sfortuna non ho scatti del posto di blocco, forse per paura o forse per non offendere i militari presenti.
Piotr si avvicinò alla macchina , si presentò, mi chiese di far vedere il lasciapassare ed un documento e dopo qualche controllo fece aprire il passaggio.
Eravamo pronti ad entrare.
Durante il viaggio verso la città di Chernobyl mi spiegò cosa potevo e non potevo fare. Volle sapere il perché della mia visita e che cosa avessi intenzione di fotografare.
Attraversammo un ennesimo posto di blocco e finalmente arrivammo a Chernobyl.
Citta’ pulita, forse addirittura fin troppo splendente. La maggior parte della popolazione sono persone impiegate nei lavori e nel monitoraggio del reattore.
Entrati in città, chiesi, cortesemente, di trovare l’ asilo nido di Svyatoslav, un mio collega di lavoro.
Svyatoslav, all’eta’ di 4 anni fu portato via dalla città (una settimana dopo lo scoppio) e, ovviamente, non ci tornò più. Proprio per questo mi chiese di fotografare il suo asilo ormai trasformato in uno dei tanti dormitori per i lavoratori del reattore.
Dopo averlo trovato, raggiungemmo la nostra base, dove Piotr aveva preparato una presentazione su quello che era successo in quel fatidico giorno.
Ci spiegò che, °per fortuna°, lo scoppio successe vicino all’involucro interno del reattore. Indi per cui, dalla formazione di crepe, usci la nube. Se fosse scoppiato il reattore stesso… penso che Kiev l’avremmo vista solamente nei libri di storia.
Ci raccontò di quei poveri pompieri e soldati, i quali subito dopo l’esplosione sono corsi, inconsapevoli dell’estremo pericolo, a spegnere le fiamme.
Di persone mangiate, in una manciata di secondi, dalla radioattività perché troppo vicine alla falla, di elicotteri precipitati….. e questo e’ solamente una piccola parte dell’orrore.
Un altro fatto tragico e’ il seguente:
Svyatoslav (il mio collega) un giorno mi disse che la gente non fu subito evacuata. Si aspettò quasi una settimana. Solamente perché il primo maggio tutti dovevano essere presenti alla parata militare….
Ovviamente Piotr disse il contrario.
Dopo la presentazione uscimmo dall’edificio per raggiungere il reattore.
In città la radiazione non era elevata. Premetto di non capirci molto… anzi, per niente, ma per farvi capire il livello vi faccio un esempio banale:
a Kiev la radiazione odierna e’ di 0,015, nella città di Chernobyl 0,025, di fianco al reattore 0,435 ed in certe zone di Pripyat abbiamo trovato picchi di 1,600 (4 volte tanto la radiazione nei pressi del reattore).
Usciti dal confine della citta’ vedemmo i seguenti cartelli
To be continued…
Mi fermai qualche metro prima del posto di blocco per aspettare il mio angelo custode. Una persona gentile e cortese che per le prossime ore fu il mio tutore nella visita interno al territorio protetto.
D’ora in poi lo chiamerò con un nome inventato: Piotr
Piotr e’ un ufficiale in pensione di all’incirca 45 anni, nacque a Chernobyl e dopo qualche anno il disastro ritornò nella propria città per monitorare i lavori e la situazione del reattore.
Negli ultimi anni, da quanto ho capito, veniva impiegato come accompagnatore per le persone autorizzate alla visita della zona.
Per sfortuna non ho scatti del posto di blocco, forse per paura o forse per non offendere i militari presenti.
Piotr si avvicinò alla macchina , si presentò, mi chiese di far vedere il lasciapassare ed un documento e dopo qualche controllo fece aprire il passaggio.
Eravamo pronti ad entrare.
Durante il viaggio verso la città di Chernobyl mi spiegò cosa potevo e non potevo fare. Volle sapere il perché della mia visita e che cosa avessi intenzione di fotografare.
Attraversammo un ennesimo posto di blocco e finalmente arrivammo a Chernobyl.
Citta’ pulita, forse addirittura fin troppo splendente. La maggior parte della popolazione sono persone impiegate nei lavori e nel monitoraggio del reattore.
Entrati in città, chiesi, cortesemente, di trovare l’ asilo nido di Svyatoslav, un mio collega di lavoro.
Svyatoslav, all’eta’ di 4 anni fu portato via dalla città (una settimana dopo lo scoppio) e, ovviamente, non ci tornò più. Proprio per questo mi chiese di fotografare il suo asilo ormai trasformato in uno dei tanti dormitori per i lavoratori del reattore.
Dopo averlo trovato, raggiungemmo la nostra base, dove Piotr aveva preparato una presentazione su quello che era successo in quel fatidico giorno.
Ci spiegò che, °per fortuna°, lo scoppio successe vicino all’involucro interno del reattore. Indi per cui, dalla formazione di crepe, usci la nube. Se fosse scoppiato il reattore stesso… penso che Kiev l’avremmo vista solamente nei libri di storia.
Ci raccontò di quei poveri pompieri e soldati, i quali subito dopo l’esplosione sono corsi, inconsapevoli dell’estremo pericolo, a spegnere le fiamme.
Di persone mangiate, in una manciata di secondi, dalla radioattività perché troppo vicine alla falla, di elicotteri precipitati….. e questo e’ solamente una piccola parte dell’orrore.
Un altro fatto tragico e’ il seguente:
Svyatoslav (il mio collega) un giorno mi disse che la gente non fu subito evacuata. Si aspettò quasi una settimana. Solamente perché il primo maggio tutti dovevano essere presenti alla parata militare….
Ovviamente Piotr disse il contrario.
Dopo la presentazione uscimmo dall’edificio per raggiungere il reattore.
In città la radiazione non era elevata. Premetto di non capirci molto… anzi, per niente, ma per farvi capire il livello vi faccio un esempio banale:
a Kiev la radiazione odierna e’ di 0,015, nella città di Chernobyl 0,025, di fianco al reattore 0,435 ed in certe zone di Pripyat abbiamo trovato picchi di 1,600 (4 volte tanto la radiazione nei pressi del reattore).
Usciti dal confine della citta’ vedemmo i seguenti cartelli
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- alandd2001
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Re: Chernobyl
Bel racconto...non capisco pero' come hai fatto ad andarci da solo senza agenzie...pensavo fosse impossibile.
- dreamcatcher
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Re: Chernobyl
Interessante davvero! Io sono uno di quei matti molto incuriositi da una visita a Chernobyl, che coglierebbero al volo la possibilità di andarci, se ce ne fosse una a costo zero
Avevo visitato varie volte anche questo sito http://www.elenafilatova.com/ , forse postato già da qualcuno in precedenza proprio su questo forum.
Avevo visitato varie volte anche questo sito http://www.elenafilatova.com/ , forse postato già da qualcuno in precedenza proprio su questo forum.
- Ciorni.voran
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Re: Chernobyl
Mi sembra di aver letto che aveva un lasciapassare.Non penso se lo sia fatto da solo.alandd2001 ha scritto:Bel racconto...non capisco pero' come hai fatto ad andarci da solo senza agenzie...pensavo fosse impossibile.
In realtà è ancora più vicina.Le radiazioni non usano le reti del trasporto pubblico.Il primo brivido arrivò dopo qualche chilometro vedendo la prima indicazione stradale: °Chernobyl 135KM°. Ecco.. in questo istante mi sono veramente reso conto di dove stavo andando e di quanto vivevo vicino al reattore…
Mi sono sempre chiesto come mai Kiev sia stata interessata solo marginalmente.
Certamente le condizioni meteo di quelle giornate hanno evitato che i vapori radioattivi si dirigessero verso sud (fatta eccezione per le giornate dal 4 al 6 maggio).
Se invece avessero colpito direttamente l'area metropolitana della capitale oggi parleremmo di un numero ben superiore di vittime.
Mi resta tuttavia il ragionevole dubbio che il coinvolgimento della città sia stato sottostimato.
Bel reportage.Aspetto il seguito.
Il Mondo alla rovescia, quello del male, della follia distruttiva e dell’assurdo è difeso e costruito da un esercito di “medici pietosi”, di anime belle allo specchio, di persone che vanno dove le porta il cuore avendo lasciato la testa a casa.
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Re: Chernobyl
Molto interessante, io sono sempre stato molto curioso, ma molto diffidente.
Alla fine ho preferito non rischiare, non mi sono fidato di chi dice che si può andare senza problemi.
Alla fine ho preferito non rischiare, non mi sono fidato di chi dice che si può andare senza problemi.
Verissimo, credo non ne avevamo mai parlato sul forum.Moscow ha scritto:aspettai 5 minuti (a quanto pare e’ un’usanza del posto sedersi prima di una partenza) e mi avviai.
"L'uomo saggio aspetta il momento giusto, il pazzo lo anticipa, l'imbecille lo lascia passare". (tratto dal film "Mai arrendersi")
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Re: Chernobyl
Forrest Gump ha scritto:Molto interessante, io sono sempre stato molto curioso, ma molto diffidente.
Alla fine ho preferito non rischiare, non mi sono fidato di chi dice che si può andare senza problemi.
Verissimo, credo non ne avevamo mai parlato sul forum.Moscow ha scritto:aspettai 5 minuti (a quanto pare e’ un’usanza del posto sedersi prima di una partenza) e mi avviai.
Si sembra che bisogna sedersi sulla valigia pronta per qualche minuto, ma non ho mai capito per quale motivo!
- dreamcatcher
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Re: Chernobyl
Ahi! Prima di partire i genitori della mia bella continuavano a invitarmi a sedermi e io rispondevo che mi attendevano talmente tante ore seduto al volante che restavo volentierissimo in piedi!
- kontecagliostro
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Re: Chernobyl
Complimenti per il reportage. Anche per me il primo ricordo che associo all'Ucraina è legato agli avvenimenti di quel lontano aprile 1986. Il destino, poi, ha voluto che proprio in relazione al mio lavoro di consulente per alcune associazioni che si occupano di ospitalità per i cosiddetti "bambini di Chernobyl" mi sia recato in questo paese la prima volta... e che proprio in quelle zona abbia incontrato la mia Vika...
Mai, 25 anni fa, avrei pensato che un giorno il mio destino sarebbe stato così legato a una vicenda che in quel momento seguivo con tanta apprensione. Ricordo ancora i divieti posti dalle autorità italiane sul consumo di fragole (era primavera) e di verdure a foglia larga e mi viene da sorridere se penso a tutti i funghi che inevitabilmente mi capita di mangiare ogni volta che torno.
Passeggiando per le strade di Priluki, spesso, mi sembra di vedere la stessa gente e le stesse scene girate a Pripyat nell'immediatezza della tragedia. La vita nei piccoli centri da queste parti è uguale in ogni posto e il tempo sembra essersi fermato. E tutto, però, trasmette un senso di serenità, di quiete.
E ogni volta è un pò come tornare indietro nel tempo. Lasci le comodità della "civiltà" (ma ha senso chiamarla ancora così la nostra?), abbandoni l'automobile e recuperi il rapporto con la gente e la natura.
Deve essere per questo che l'Ucraina mi è entrata nel cuore. Perchè qui in autunno le foglie sono marroni e il vento le fa cadere dagli alberi... Perchè in inverno la neve è alta e mi piace come scricchiola mentre ci cammino sopra... le primavere sono piene di fiori e campi verdi che si distendono fino a confondersi con l'azzurro del cielo e l'estate scopre la pelle delle donne più belle del mondo...
... Si è un salto nel tempo... e io come un ragazzino ho ritrovato anche l'amore...
Mai, 25 anni fa, avrei pensato che un giorno il mio destino sarebbe stato così legato a una vicenda che in quel momento seguivo con tanta apprensione. Ricordo ancora i divieti posti dalle autorità italiane sul consumo di fragole (era primavera) e di verdure a foglia larga e mi viene da sorridere se penso a tutti i funghi che inevitabilmente mi capita di mangiare ogni volta che torno.
Passeggiando per le strade di Priluki, spesso, mi sembra di vedere la stessa gente e le stesse scene girate a Pripyat nell'immediatezza della tragedia. La vita nei piccoli centri da queste parti è uguale in ogni posto e il tempo sembra essersi fermato. E tutto, però, trasmette un senso di serenità, di quiete.
E ogni volta è un pò come tornare indietro nel tempo. Lasci le comodità della "civiltà" (ma ha senso chiamarla ancora così la nostra?), abbandoni l'automobile e recuperi il rapporto con la gente e la natura.
Deve essere per questo che l'Ucraina mi è entrata nel cuore. Perchè qui in autunno le foglie sono marroni e il vento le fa cadere dagli alberi... Perchè in inverno la neve è alta e mi piace come scricchiola mentre ci cammino sopra... le primavere sono piene di fiori e campi verdi che si distendono fino a confondersi con l'azzurro del cielo e l'estate scopre la pelle delle donne più belle del mondo...
... Si è un salto nel tempo... e io come un ragazzino ho ritrovato anche l'amore...
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Re: Chernobyl
A dir la verita' oltre all'agenzia hai anche un'altra possibilità' molto più rara da ottenere.alandd2001 ha scritto:Bel racconto...non capisco pero' come hai fatto ad andarci da solo senza agenzie...pensavo fosse impossibile.
Ma con un po' di fortuna...
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Re: Chernobyl
Per i Km hai pienamente ragioneCiorni.voran ha scritto:In realtà è ancora più vicina.Le radiazioni non usano le reti del trasporto pubblico.Il primo brivido arrivò dopo qualche chilometro vedendo la prima indicazione stradale: °Chernobyl 135KM°. Ecco.. in questo istante mi sono veramente reso conto di dove stavo andando e di quanto vivevo vicino al reattore…
Mi sono sempre chiesto come mai Kiev sia stata interessata solo marginalmente.
Certamente le condizioni meteo di quelle giornate hanno evitato che i vapori radioattivi si dirigessero verso sud (fatta eccezione per le giornate dal 4 al 6 maggio).
Se invece avessero colpito direttamente l'area metropolitana della capitale oggi parleremmo di un numero ben superiore di vittime.
Mi resta tuttavia il ragionevole dubbio che il coinvolgimento della città sia stato sottostimato.
Bel reportage.Aspetto il seguito.
Ma fin quando non vedi... non ci pensi:)
Per quanto riguarda i venti, la situazione mi fu spiegata in questo modo:
La direzione della nube fu verso nord-ovest. Addirittura, dai racconti di Piotr, mi fece capire che Pripyat e' come se fosse stata risparmiata dalla folata diretta della nube. In poche parole e' come se si fosse trovata tra le due principali scie di radiazione. Questo potrebbe spiegare il perché' la gente rimase fino al primo maggio senza quasi nessuna domanda in proposito.
La citta' di Chernobyl, dato che ora ha solamente 0,010 punti in più' di Kiev e' stata miracolosamente risparmiata come d'altronde tutto il sud-est.
Ovviamente Piotr doveva seguire un testo ben studiato nel rispondere alle domande.
Ma i dubbi rimangono... e anche tanti.
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Re: Chernobyl
quella della valigia e' la variante più' estremista:)Franco ha scritto:Forrest Gump ha scritto:Molto interessante, io sono sempre stato molto curioso, ma molto diffidente.
Alla fine ho preferito non rischiare, non mi sono fidato di chi dice che si può andare senza problemi.
Verissimo, credo non ne avevamo mai parlato sul forum.Moscow ha scritto:aspettai 5 minuti (a quanto pare e’ un’usanza del posto sedersi prima di una partenza) e mi avviai.
Si sembra che bisogna sedersi sulla valigia pronta per qualche minuto, ma non ho mai capito per quale motivo!
Il significato, comunque, e' semplice: il sedersi porta bene al viaggio da intraprendere:)
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Re: Chernobyl
O si! concordo in pieno. Ci sono tante cittadelle assomiglianti a Pripyat.kontecagliostro ha scritto:
Passeggiando per le strade di Priluki, spesso, mi sembra di vedere la stessa gente e le stesse scene girate a Pripyat nell'immediatezza della tragedia. La vita nei piccoli centri da queste parti è uguale in ogni posto e il tempo sembra essersi fermato. E tutto, però, trasmette un senso di serenità, di quiete.
Sia per lavoro che fotografia, spesso e volentieri, girando per l'Ucraina mi sono imbattuto in scenari praticamente identici alla città' sopra citata.
Stesse edifici,portoni, cortili, strade... e stesso modo di vivere.
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Re: Chernobyl
Ed ecco il momento del terzo brivido…
Sulla statale verso il reattore N4 incontrai il cartello d’inizio di un paesello (non chiedetemi il nome… ahimè non lo ricordo) e dopo qualche decina di metri il classico segnale che ti indica la fine del centro abitato….
Ma….questo centro abitato dov’era?
Il territorio era coperto solamente da collinette alte al massimo un paio di metri, ormai piene di vegetazione e… nient’altro.
Piotr mi fece fermare, m’invito’ a scendere dalla macchia e raccontò dei paesini che furono fatti sprofondare nel terreno per l’alta radioattività emanata dai loro edifici; ci disse anche, che la statale su cui stavamo viaggiando era formata da centinaia di strati di cemento per abbassare il livello radioattivo.
… e dicendo questo, prese il suo misuratore e andò a lato della strada verso i campi … la macchinetta cominciò a fare il suo dannato lavoro.
Dopo la dimostrazione mi rimisi in macchina muto ed assorto da mille pensieri…
Passò solamente qualche minuto,ci fermammo e scendemmo ancora. Ed eccolo li… il dinosauro ferito.
E’ come se si stesse ancora leccando le ferite…
Qui, Igor (il mio amico) mi fece uno scatto… riguardandolo mi sembrò di scorgere un sorriso sul mio volto… ma quello non era allegria… era ormai isterismo. Non ve lo faccio vedere perché, anche adesso, mi sembra una foto molto ambigua.
Ci risedemmo in macchina e proseguimmo direttamente fino al reattore.
Notare il livello di radioattività rispetto al precedente scatto a lato della statale.
Sapete? non c'era niente da dire. Anche Piotr stette li muto a osservare il reattore e ad immaginare quello scafandro d'emergenza messo li come garanzia 25 anni fa ormai fragile e pericolosamente letale.
Disse solamente che, se per caso dovesse succedere un terremoto... l’aprirsi di altre crepe o addirittura lo sgretolamento dello scafandro può diventare una variante più che reale per il nostro prossimo futuro.
Tale da poter fare impallidire la tragedia dell’86.
Mi rifiutai di entrarci….
Prendemmo la macchina e proseguimmo per Pripyat.
To be continued...
Sulla statale verso il reattore N4 incontrai il cartello d’inizio di un paesello (non chiedetemi il nome… ahimè non lo ricordo) e dopo qualche decina di metri il classico segnale che ti indica la fine del centro abitato….
Ma….questo centro abitato dov’era?
Il territorio era coperto solamente da collinette alte al massimo un paio di metri, ormai piene di vegetazione e… nient’altro.
Piotr mi fece fermare, m’invito’ a scendere dalla macchia e raccontò dei paesini che furono fatti sprofondare nel terreno per l’alta radioattività emanata dai loro edifici; ci disse anche, che la statale su cui stavamo viaggiando era formata da centinaia di strati di cemento per abbassare il livello radioattivo.
… e dicendo questo, prese il suo misuratore e andò a lato della strada verso i campi … la macchinetta cominciò a fare il suo dannato lavoro.
Dopo la dimostrazione mi rimisi in macchina muto ed assorto da mille pensieri…
Passò solamente qualche minuto,ci fermammo e scendemmo ancora. Ed eccolo li… il dinosauro ferito.
E’ come se si stesse ancora leccando le ferite…
Qui, Igor (il mio amico) mi fece uno scatto… riguardandolo mi sembrò di scorgere un sorriso sul mio volto… ma quello non era allegria… era ormai isterismo. Non ve lo faccio vedere perché, anche adesso, mi sembra una foto molto ambigua.
Ci risedemmo in macchina e proseguimmo direttamente fino al reattore.
Notare il livello di radioattività rispetto al precedente scatto a lato della statale.
Sapete? non c'era niente da dire. Anche Piotr stette li muto a osservare il reattore e ad immaginare quello scafandro d'emergenza messo li come garanzia 25 anni fa ormai fragile e pericolosamente letale.
Disse solamente che, se per caso dovesse succedere un terremoto... l’aprirsi di altre crepe o addirittura lo sgretolamento dello scafandro può diventare una variante più che reale per il nostro prossimo futuro.
Tale da poter fare impallidire la tragedia dell’86.
Mi rifiutai di entrarci….
Prendemmo la macchina e proseguimmo per Pripyat.
To be continued...
"L'importante, e' sapere che hai sempre la possibilita' di fissare ogni momento quando vuoi e come vuoi. Questo ti dara' la possibilita' di creare il TUO mondo... la tua REALTA'... la tua VISIBILITA' sulle cose e persone."
L'Immagine: http://pierrert.jimdo.com/
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