Mariupol ventosa
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Mariupol ventosa
Il centro di Mariupol si trova su di una collinetta prospiciente il mare di Azov. Le due vie principali, Lenin e Matallurgov, si incrociano al suo centro e scendono rispettivamente verso il mare e l’immensa acciaieria, le cui cupe ciminiere si intravedono in direzione sud-est. Dal mare sale continuo un vento freddo, che ha ispirato il titolo di questo post, preso dalla Urbino ventosa di pascoliana definizione.
Partenza venerdì, solito caos aeroporto di Roma
Una signora ucraina presente rileva che vado a Kiev e mi comunica che ha deciso di venire dietro di me. A fianco una hostess Alitalia con un mezzo sorriso, mi grida “l’accompagni fino alla porta d’imbarco, poi la lasci…”. Parto per un viaggio di 2200 km, ma forse ho trovato qui la donna della mia vita ! Maria. Ma no, lei nella zona di Lviv ha lasciato marito e due figli, non è giusto rovinare una famiglia….
Abbiamo due ore per l’imbarco, offro un caffè e propongo uno scambio “io ti guido nel dedalo dell’aeroporto di Roma, tu farai altrettanto con me in quello di Kiev”. Parla bene l’italiano, la solita vita delle badanti, la malattia della signora appena morta, un altro lavoro da iniziare fra un mese, poco uscire di casa, i timori del primo viaggio in aereo. Io sono preoccupato per il paese straniero, per i caratteri cirillici, per il timore di inconvenienti. Con lei mi rassicuro.
In aereo simpatica conversazione con una coppia di coniugi di Kiev della mia età, grandi viaggiatori, amanti dell’Italia ed ancor più del nostro vino. Il giorno dopo a Mariupol, con altre persone, riparleremo del nostro vino. Dopo la ristrutturazione, in Alitalia non si mangia più, solo uno snack e da bere. Loro scelgono vino.
L’arrivo è fortunato. All’imbarco mi dicono che la valigia proseguirà direttamente per Donesk. Io mi preoccupo. Ieri per radio ho sentito che il 4% delle valige si perde definitivamente. Temo problemi in questi passaggi automatici. Resto con Maria in attesa della sua valigia, senza cercare la mia. Improvvisamente la vedo e la prendo. Sulla fascetta c’è scritto Donesk, ma l’hanno scaricata qui ! Se non mi fossi fermato con lei sarei arrivato alle 11 di sera a Donesk senza valigia, senza conoscere il russo, e senza sapere cosa fare. Maria mi porta fortuna, spero fino in fondo.
Dopo il controllo passaporti dovrebbe esserci la dogana. Dovrei compilare la dichiarazione doganale, ma intanto al nostro gruppo si è aggiunta un’altra emigrante in rientro, loro parlano in ucraino, io in mezzo non mi accorgo neppure che abbiamo superato la dogana, è tutto in dimensioni ridotte, vedo già le facce di quelli con i cartelli in mano e subito dopo siamo fuori dall’aeroporto.
Maria mi fa conoscere la figlia di 28 anni, parla un po’ d’inglese, biondina e truccata. Sembra una delle tantissime dei cataloghi delle agenzie che scrivono degli uomini “fascia di età da 30 a 55 anni”. Questa riflessione mi mette un po’ di tristezza.
Decine di offerte di taxi. Tutti capiscono la risposta “I’m flying to Donetsk”, molti mi indicano il terminal “ei” a destra. Giro di perlustrazione, l’ambiente non è grande, ragazzi storditi come da noi da computer e telefonini, cambio qualche euro per le piccole spese, vorrei mangiare qualcosa, noto donne in tiro con i tacchi alti e passo cavallino, ora sono attratto dal mistero dei caratteri cirillici.
Ai tempi della guerra fredda li ho sempre associati a Stalin, il gulag, i morti, il gelo. Si, mi fanno paura. Come un analfabeta sceso per la prima volta in città, fatico a capire i miei riferimenti. Nell’ultima pagina della guida di Ucraina Viaggi ci sono le tabelle di corrispondenza. Così mi dedico allo studio dei caratteri fino all’imbarco per Donetsk. Applicandosi si riesce a familiarizzare. Alcuni sono identici ai greci. Al ritorno capirò che con poca applicazione si potrebbe riuscire leggere. Imparare la lingua poi è un’altra cosa.
Partenza venerdì, solito caos aeroporto di Roma
Una signora ucraina presente rileva che vado a Kiev e mi comunica che ha deciso di venire dietro di me. A fianco una hostess Alitalia con un mezzo sorriso, mi grida “l’accompagni fino alla porta d’imbarco, poi la lasci…”. Parto per un viaggio di 2200 km, ma forse ho trovato qui la donna della mia vita ! Maria. Ma no, lei nella zona di Lviv ha lasciato marito e due figli, non è giusto rovinare una famiglia….
Abbiamo due ore per l’imbarco, offro un caffè e propongo uno scambio “io ti guido nel dedalo dell’aeroporto di Roma, tu farai altrettanto con me in quello di Kiev”. Parla bene l’italiano, la solita vita delle badanti, la malattia della signora appena morta, un altro lavoro da iniziare fra un mese, poco uscire di casa, i timori del primo viaggio in aereo. Io sono preoccupato per il paese straniero, per i caratteri cirillici, per il timore di inconvenienti. Con lei mi rassicuro.
In aereo simpatica conversazione con una coppia di coniugi di Kiev della mia età, grandi viaggiatori, amanti dell’Italia ed ancor più del nostro vino. Il giorno dopo a Mariupol, con altre persone, riparleremo del nostro vino. Dopo la ristrutturazione, in Alitalia non si mangia più, solo uno snack e da bere. Loro scelgono vino.
L’arrivo è fortunato. All’imbarco mi dicono che la valigia proseguirà direttamente per Donesk. Io mi preoccupo. Ieri per radio ho sentito che il 4% delle valige si perde definitivamente. Temo problemi in questi passaggi automatici. Resto con Maria in attesa della sua valigia, senza cercare la mia. Improvvisamente la vedo e la prendo. Sulla fascetta c’è scritto Donesk, ma l’hanno scaricata qui ! Se non mi fossi fermato con lei sarei arrivato alle 11 di sera a Donesk senza valigia, senza conoscere il russo, e senza sapere cosa fare. Maria mi porta fortuna, spero fino in fondo.
Dopo il controllo passaporti dovrebbe esserci la dogana. Dovrei compilare la dichiarazione doganale, ma intanto al nostro gruppo si è aggiunta un’altra emigrante in rientro, loro parlano in ucraino, io in mezzo non mi accorgo neppure che abbiamo superato la dogana, è tutto in dimensioni ridotte, vedo già le facce di quelli con i cartelli in mano e subito dopo siamo fuori dall’aeroporto.
Maria mi fa conoscere la figlia di 28 anni, parla un po’ d’inglese, biondina e truccata. Sembra una delle tantissime dei cataloghi delle agenzie che scrivono degli uomini “fascia di età da 30 a 55 anni”. Questa riflessione mi mette un po’ di tristezza.
Decine di offerte di taxi. Tutti capiscono la risposta “I’m flying to Donetsk”, molti mi indicano il terminal “ei” a destra. Giro di perlustrazione, l’ambiente non è grande, ragazzi storditi come da noi da computer e telefonini, cambio qualche euro per le piccole spese, vorrei mangiare qualcosa, noto donne in tiro con i tacchi alti e passo cavallino, ora sono attratto dal mistero dei caratteri cirillici.
Ai tempi della guerra fredda li ho sempre associati a Stalin, il gulag, i morti, il gelo. Si, mi fanno paura. Come un analfabeta sceso per la prima volta in città, fatico a capire i miei riferimenti. Nell’ultima pagina della guida di Ucraina Viaggi ci sono le tabelle di corrispondenza. Così mi dedico allo studio dei caratteri fino all’imbarco per Donetsk. Applicandosi si riesce a familiarizzare. Alcuni sono identici ai greci. Al ritorno capirò che con poca applicazione si potrebbe riuscire leggere. Imparare la lingua poi è un’altra cosa.
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Re: Mariupol ventosa
II parte
All’arrivo al piccolo aeroporto di Donetsk non c’è il rullo delle valige. Queste vengono lasciate sul carrello, prima di entrare nell’edificio. Si fa molto prima, anche perché i viaggiatori sono pochi. Dopo pochi metri vedo un cartello con il mio nome nelle mani di un uomo. Mi carica la valigia su un Suv giapponese seminuovo e attraversiamo Donetsk. Sono le 11 di sera, poca luce, pochissimo traffico, strade molto rovinate. Inizia l’autostrada per Mariupol, che noi chiameremmo superstrada. Spartak, uomo di origine armena dalla faccia buona, conosce solo due parole di inglese. Dette queste, la conversazione finisce. Quando non ci sono limiti arriva imperterrito a 140 all’ora nonostante le buche. In presenza di limite di velocità si porta 60 all’ora anche se non ci sono auto, paesi o polizia. Anche al ritorno noterò che il rispetto dei limiti è rigoroso, senza nessuna interpretazione come farebbero molti di noi.
Dopo mezzanotte arriviamo alla base di un palazzone stile sovietico, che io vedo per la prima volta. Multistored li aveva chiamati una donna di Odessa con cui corrispondevo. Non ero riuscito a tradurre questa parola. Il primo contatto è impressionante, come ho letto sia stato per tutti. Porte di ferro, scale di cemento, tutto scuro e vecchio, impianti elettici a vista con fili penzolanti, pianerottolo con 4 paia di scarpe sparse da scavalcare. Un uomo, una donna e due bambini. Sono dei miei vicini, che poi conoscerò. Brava gente; da quando mi hanno visto sono più ordinati. Sono cosi meravigliato che il giorno dopo ne parlerò a tavola, senza rendermi conto di fare una gaffe e di precludere un possibile invito a casa.
Dentro l’appartamento è ristrutturato, ben rifinito e riscaldato. I rubinetti sono al contrario. Come temevo non ci sono tapparelle, la mattina la luce arriva prestissimo, però ho portato le mascherine per gli occhi. Veranda chiusa con attrezzature di pulizia e stiratura. Cucina nuova con tutti gli elettrodomestici, io non userò nulla.
L’appartamento è all’incrocio fra le vie Metallurgov e Lenin, le due principali della città. Lei ieri mi ha comunicato che farà due ore di ritardo rispetto all’orario stabilito. Cominciamo bene ! Poi arriverà un secondo SMS che annuncerà un quarto d’ora di anticipo !
Alle 9 di sabato mattina non c’è quasi nessuno in giro, fa freddo, c’è un forte vento. Molte signore anziane infagottate che si dedicano alla pulizia degli spazi condominali, alla manutenzione delle aiuole, alla disinfezione degli alberi. I lavori di primavera. Nei cortili di sono semplici giochi per bambini, delimitati da vecchi copertoni colorati. Tutto l’insieme è molto semplice e povero. Le due vie principali sono presentabili ma sporche. I grigi palazzi avrebbero bisogno di manutenzione. Appena ci si allontana dalle grandi vie il degrado edilizio è molto più forte. All’aspetto povero e tetro indubbiamente contribuiscono i fumi delle grandi acciaierie Azov Stal che si intravedono a est, verso il mare.
Raggiungo subito il teatro, che è il luogo dell’appuntamento. Così intanto conosco il posto. Vedo di fronte una ragazza che vende fiori. Ho con me una mappa in caratteri cirillici ed una in caratteri latini, oltre all’indirizzo del mio appartamento in cirillico. Le vie sono ortogonali e regolari, è tutto molto semplice. Dal teatro si scende verso il mare, proseguendo per via Lenin. Il vento impietoso mi obbliga a tornare indietro per cercare un posto più riparato. Non ho ancora fatto colazione e il giorno prima non ho mangiato quasi nulla ! Sarebbe meglio cercare qualcosa. Non vedo nulla che assomigli ad un nostro bar, molte porte sono chiuse. All’incrocio con via Metallurgov un sottopassaggio con negozi e finalmente un chiosco fumante. Caffè bollente liofilizzato e hamburger riscaldato nel forno a microonde con tutto il cellofan intorno! La signora non sa che la plastica non va messa nel forno. O forse non se ne preoccupa, forse sa che le acciaierie fanno sicuramente peggio. Domani ascolterò una sinistra frase “Con l’inquinamento che c’è qui chi ci vive non può non ammalarsi”.
All’arrivo al piccolo aeroporto di Donetsk non c’è il rullo delle valige. Queste vengono lasciate sul carrello, prima di entrare nell’edificio. Si fa molto prima, anche perché i viaggiatori sono pochi. Dopo pochi metri vedo un cartello con il mio nome nelle mani di un uomo. Mi carica la valigia su un Suv giapponese seminuovo e attraversiamo Donetsk. Sono le 11 di sera, poca luce, pochissimo traffico, strade molto rovinate. Inizia l’autostrada per Mariupol, che noi chiameremmo superstrada. Spartak, uomo di origine armena dalla faccia buona, conosce solo due parole di inglese. Dette queste, la conversazione finisce. Quando non ci sono limiti arriva imperterrito a 140 all’ora nonostante le buche. In presenza di limite di velocità si porta 60 all’ora anche se non ci sono auto, paesi o polizia. Anche al ritorno noterò che il rispetto dei limiti è rigoroso, senza nessuna interpretazione come farebbero molti di noi.
Dopo mezzanotte arriviamo alla base di un palazzone stile sovietico, che io vedo per la prima volta. Multistored li aveva chiamati una donna di Odessa con cui corrispondevo. Non ero riuscito a tradurre questa parola. Il primo contatto è impressionante, come ho letto sia stato per tutti. Porte di ferro, scale di cemento, tutto scuro e vecchio, impianti elettici a vista con fili penzolanti, pianerottolo con 4 paia di scarpe sparse da scavalcare. Un uomo, una donna e due bambini. Sono dei miei vicini, che poi conoscerò. Brava gente; da quando mi hanno visto sono più ordinati. Sono cosi meravigliato che il giorno dopo ne parlerò a tavola, senza rendermi conto di fare una gaffe e di precludere un possibile invito a casa.
Dentro l’appartamento è ristrutturato, ben rifinito e riscaldato. I rubinetti sono al contrario. Come temevo non ci sono tapparelle, la mattina la luce arriva prestissimo, però ho portato le mascherine per gli occhi. Veranda chiusa con attrezzature di pulizia e stiratura. Cucina nuova con tutti gli elettrodomestici, io non userò nulla.
L’appartamento è all’incrocio fra le vie Metallurgov e Lenin, le due principali della città. Lei ieri mi ha comunicato che farà due ore di ritardo rispetto all’orario stabilito. Cominciamo bene ! Poi arriverà un secondo SMS che annuncerà un quarto d’ora di anticipo !
Alle 9 di sabato mattina non c’è quasi nessuno in giro, fa freddo, c’è un forte vento. Molte signore anziane infagottate che si dedicano alla pulizia degli spazi condominali, alla manutenzione delle aiuole, alla disinfezione degli alberi. I lavori di primavera. Nei cortili di sono semplici giochi per bambini, delimitati da vecchi copertoni colorati. Tutto l’insieme è molto semplice e povero. Le due vie principali sono presentabili ma sporche. I grigi palazzi avrebbero bisogno di manutenzione. Appena ci si allontana dalle grandi vie il degrado edilizio è molto più forte. All’aspetto povero e tetro indubbiamente contribuiscono i fumi delle grandi acciaierie Azov Stal che si intravedono a est, verso il mare.
Raggiungo subito il teatro, che è il luogo dell’appuntamento. Così intanto conosco il posto. Vedo di fronte una ragazza che vende fiori. Ho con me una mappa in caratteri cirillici ed una in caratteri latini, oltre all’indirizzo del mio appartamento in cirillico. Le vie sono ortogonali e regolari, è tutto molto semplice. Dal teatro si scende verso il mare, proseguendo per via Lenin. Il vento impietoso mi obbliga a tornare indietro per cercare un posto più riparato. Non ho ancora fatto colazione e il giorno prima non ho mangiato quasi nulla ! Sarebbe meglio cercare qualcosa. Non vedo nulla che assomigli ad un nostro bar, molte porte sono chiuse. All’incrocio con via Metallurgov un sottopassaggio con negozi e finalmente un chiosco fumante. Caffè bollente liofilizzato e hamburger riscaldato nel forno a microonde con tutto il cellofan intorno! La signora non sa che la plastica non va messa nel forno. O forse non se ne preoccupa, forse sa che le acciaierie fanno sicuramente peggio. Domani ascolterò una sinistra frase “Con l’inquinamento che c’è qui chi ci vive non può non ammalarsi”.
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Re: Mariupol ventosa
III parte
Visto che sono in via Metallurgov, cerco il civico 23. E’ la sede dell’agenzia . Il mio piano B prevede, in caso di fallimento o assenza dell’incontro principale, di andare in agenzia e prendere contatti con una o più signore con cui sto corrispondendo, anche se meno rispetto alla prima. L’agenzia chiude alle 18. devo sapere bene dove si trova perché nel pomeriggio potrei non avere tempo per cercarla. L’indirizzo me lo ha dato Tania, che è il nome della donna che sono venuto a conoscere. Io mi aspetto di trovare una palazzina stile uffici, magari in vetro cemento, con tante targhette e campanelli all’ingresso. Invece trovo uno dei soliti palazzoni grigi e malridotti. Ecco, lo sapevo, mi ha dato un indirizzo inventato ! Dopo le tante letture su internet, il sospetto aleggia ad ogni passo. Guardando poco più avanti vedo alcune scalette scendere in un piano seminterrato, una porticina più rifinita ed una targa “International dating (o marriage) agency”. E’ un buco, ma chissà perché mi sento rassicurato.
Vado all’appuntamento emozionato e dimentico di prendere le rose viste la mattina. Però ho il regalino. Incontro prima l’interprete Natalia, ci nascondiamo dietro una colonna del teatro, per conoscerci e per ripararci dal vento. Lei parla molto bene l’italiano, lo avevo verificato in un paio di lunghe telefonate dall’Italia. E’ una ragazza di 30 anni molto bella, ne dimostra 20, visino da bambolina e maturità emozionale da quarantenne. Anche per lei ho portato un pensierino. Vedo Tania arrivare da lontano, in anticipo sul ritardo. Noi siamo nascosti dietro una colonna. Decido di non muovermi subito, la faccio attendere un po’, così familiarizzo di più con Natalia. Cordiale e spigliata, apprezzerò moltissimo le sue qualità nei due giorni della sua compagnia. Ha una grande cultura, non si trova in difficoltà con nessuna parola italiana, capisce i ragionamenti più raffinati, è in grado di fare la traduzione simultanea, ma soprattutto riuscirà a tradurre anche le emozioni. Sa mettermi a mio agio subito, io non ho mai avvertito l’imbarazzo di una terza persona.
Andiamo in tre, io Tania e Natalia, verso la via Lenin e sulla destra lei ci accompagna in un ristorante che abbiamo convenuto. Prima di portarmi in un posto spontaneamente mi informa sui prezzi, già al telefono propose di andare in una pizzeria. Si dimostra sempre attenta alle mie spese.
La sera e il giorno dopo, nei taxi, mi anticipa sempre i possibili prezzi e prima di lasciarmi si fa dire il costo della corsa, compreso il mio ritorno, che poi traduce in italiano.
Il ristorante è elegante, con la musica, il guardaroba, più camerieri che clienti, tutti molto seri, siamo rimasti molte ore, in pratica da pranzo a cena, abbiamo preso diverse cose, con vino italiano, totale in tre 70 €. Nonostante i pochi clienti e il sovrabbondante personale, il servizio è molto lento. La nostra cameriera latita, arriva ogni tanto con la faccia imbalsamata e non sorride mai. Non porta il pane con l’antipasto, cerchiamo di intercettarla, alzarci si sembra ineducato, alla fine si rinuncia. Io non ricordo nel dettaglio che cosa abbiamo preso, non ero molto interessato a mangiare, cercavo soprattutto di parlare, chiedere, ascoltare. Tutto era facilitato dall’eccellente servizio di Natalia.
Nota stonata del ristorante. Arriva un gruppo familiare. L’uomo osserva il nostro tavolo, siamo in tre, due donne e uno straniero, lui intercetta il mio sguardo e mi lancia un evidente segno di disapprovazione. Forse avrà pensato: “ perché questi vengono qui a cercare di portare via le nostre donne !”
Visto che sono in via Metallurgov, cerco il civico 23. E’ la sede dell’agenzia . Il mio piano B prevede, in caso di fallimento o assenza dell’incontro principale, di andare in agenzia e prendere contatti con una o più signore con cui sto corrispondendo, anche se meno rispetto alla prima. L’agenzia chiude alle 18. devo sapere bene dove si trova perché nel pomeriggio potrei non avere tempo per cercarla. L’indirizzo me lo ha dato Tania, che è il nome della donna che sono venuto a conoscere. Io mi aspetto di trovare una palazzina stile uffici, magari in vetro cemento, con tante targhette e campanelli all’ingresso. Invece trovo uno dei soliti palazzoni grigi e malridotti. Ecco, lo sapevo, mi ha dato un indirizzo inventato ! Dopo le tante letture su internet, il sospetto aleggia ad ogni passo. Guardando poco più avanti vedo alcune scalette scendere in un piano seminterrato, una porticina più rifinita ed una targa “International dating (o marriage) agency”. E’ un buco, ma chissà perché mi sento rassicurato.
Vado all’appuntamento emozionato e dimentico di prendere le rose viste la mattina. Però ho il regalino. Incontro prima l’interprete Natalia, ci nascondiamo dietro una colonna del teatro, per conoscerci e per ripararci dal vento. Lei parla molto bene l’italiano, lo avevo verificato in un paio di lunghe telefonate dall’Italia. E’ una ragazza di 30 anni molto bella, ne dimostra 20, visino da bambolina e maturità emozionale da quarantenne. Anche per lei ho portato un pensierino. Vedo Tania arrivare da lontano, in anticipo sul ritardo. Noi siamo nascosti dietro una colonna. Decido di non muovermi subito, la faccio attendere un po’, così familiarizzo di più con Natalia. Cordiale e spigliata, apprezzerò moltissimo le sue qualità nei due giorni della sua compagnia. Ha una grande cultura, non si trova in difficoltà con nessuna parola italiana, capisce i ragionamenti più raffinati, è in grado di fare la traduzione simultanea, ma soprattutto riuscirà a tradurre anche le emozioni. Sa mettermi a mio agio subito, io non ho mai avvertito l’imbarazzo di una terza persona.
Andiamo in tre, io Tania e Natalia, verso la via Lenin e sulla destra lei ci accompagna in un ristorante che abbiamo convenuto. Prima di portarmi in un posto spontaneamente mi informa sui prezzi, già al telefono propose di andare in una pizzeria. Si dimostra sempre attenta alle mie spese.
La sera e il giorno dopo, nei taxi, mi anticipa sempre i possibili prezzi e prima di lasciarmi si fa dire il costo della corsa, compreso il mio ritorno, che poi traduce in italiano.
Il ristorante è elegante, con la musica, il guardaroba, più camerieri che clienti, tutti molto seri, siamo rimasti molte ore, in pratica da pranzo a cena, abbiamo preso diverse cose, con vino italiano, totale in tre 70 €. Nonostante i pochi clienti e il sovrabbondante personale, il servizio è molto lento. La nostra cameriera latita, arriva ogni tanto con la faccia imbalsamata e non sorride mai. Non porta il pane con l’antipasto, cerchiamo di intercettarla, alzarci si sembra ineducato, alla fine si rinuncia. Io non ricordo nel dettaglio che cosa abbiamo preso, non ero molto interessato a mangiare, cercavo soprattutto di parlare, chiedere, ascoltare. Tutto era facilitato dall’eccellente servizio di Natalia.
Nota stonata del ristorante. Arriva un gruppo familiare. L’uomo osserva il nostro tavolo, siamo in tre, due donne e uno straniero, lui intercetta il mio sguardo e mi lancia un evidente segno di disapprovazione. Forse avrà pensato: “ perché questi vengono qui a cercare di portare via le nostre donne !”
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Re: Mariupol ventosa
Ciao, avevi detto a Natalia che mi chiamavi!Ho letto con piacere il racconto!Io a Natalia la stimo molto!
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Re: Mariupol ventosa
Allora rileggendoti ho notato che hai avuto pensierini per tutti.
Sicuramente ti avranno preso per babbo natale.
Ma stai attento che ti sei precipitato un po'
E quindi prendi precauzioni,l'amore viene con la conoscenza.
Qui' aspettano tutti il principe con il cavallo bianco.
Ma nel frattempo acquisiscono esperienze nei regali.
Io avrei una biblioteca da raccontare ma non mi entusiasma raccontarla.
Io vivo qui' dal 2005 e' ho sempre appreso poco alla volta,q.b.-
Tu hai tanti soldi, cosi' pare; ma a loro questi interessano, per stare meglio.
Hai trovato tanto cemento e poco ceramica che volevi?
Se non fosse cosi' ti avrebbero cercato? I loro problemi sono tutti li'!
A Natalia puoi richiamarla per avere piu' dettagli...
Sicuramente ti avranno preso per babbo natale.
Ma stai attento che ti sei precipitato un po'
E quindi prendi precauzioni,l'amore viene con la conoscenza.
Qui' aspettano tutti il principe con il cavallo bianco.
Ma nel frattempo acquisiscono esperienze nei regali.
Io avrei una biblioteca da raccontare ma non mi entusiasma raccontarla.
Io vivo qui' dal 2005 e' ho sempre appreso poco alla volta,q.b.-
Tu hai tanti soldi, cosi' pare; ma a loro questi interessano, per stare meglio.
Hai trovato tanto cemento e poco ceramica che volevi?
Se non fosse cosi' ti avrebbero cercato? I loro problemi sono tutti li'!
A Natalia puoi richiamarla per avere piu' dettagli...
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Re: Mariupol ventosa
Ciao Gostella, mi è piaciuto molto il tuo racconto ed il modo in cui lo hai descritto.
Alcuni sono dei tratti comuni a tutti coloro che vanno in Ucraina per la prima volta:
- essere spaesati e non capire niente per via dei caratteri cirillici;
- palazzoni con interni tetri. I fili elettrici scoperti;
- poche vetrine e conseguente impossibilità di capire se dentro c'è un negozio di mobili o una gelateria (certamente non in centro a Kiev, ma basta allontanarsi dalla capitale per capire);
- la ragazza che parla italiano e che ci rinfranca (più che per la conoscenza della lingua perchè conosce il nostro modo di pensare);
- la badante sullo stesso aereo che torna a casa perchè la nonnina italiana ahimè.......
- i vicini che, scoperto che sei occidentale.....diventano più gentili ed ordinati (mi è capitato diverse volte, come se sapessero che il loro normale tono russo/ucraino e modo di agire a muso duro con i loro concittadini, non è adatto ad un turista);
- il fatto di essere informato preventivamente sui prezzi del locale dove si sta andando (ad alcuni può sembrare strano, perchè hanno vissuto l'esperienza opposta, ma capita spesso se si escludono certe categorie di ragazze e si ha a che fare con brava gente);
- tanti camerieri nel locale, quasi quasi più dei clienti, ma pessimo servizio.
A tale proposito, volevo dire che parlando proprio di questo, ho appreso che questi signori non sono praticamente pagati. Ecco perchè ce ne sono tanti.
In Italia ci penseremmo due volte prima di prendere un cameriere in più del necessario.
Incredibile, dal sondaggio (2 ristoranti ben conosciuti) è risultato che in un locale i camerieri non avevano uno stipendio: ZERO.
Solo le mance dei clienti e l'1% sui conti dei tavoli a loro assegnati.
Nel secondo ristorante, prendevano 100 dollari al mese (per Kiev incredibilmente basso, per fare un paragone con l'Italia potrei dire 200 euro di stipendio) e si dividevano a fine serata le mance di tutti i tavoli, senza in questo caso percentuali sui conti.
Ecco spiegato perchè tanti camerieri (non costano niente) e servizio scadente (pochissima motivazione da parte di chi sa di essere sottopagato).
La cosa più strana è che ho chiesto se allora lavoravano in nero.
La risposta è stata: "Sono perfettamente in regola, con tutti i controlli che ci sono sarebbe impossibile in nero"
Alcuni sono dei tratti comuni a tutti coloro che vanno in Ucraina per la prima volta:
- essere spaesati e non capire niente per via dei caratteri cirillici;
- palazzoni con interni tetri. I fili elettrici scoperti;
- poche vetrine e conseguente impossibilità di capire se dentro c'è un negozio di mobili o una gelateria (certamente non in centro a Kiev, ma basta allontanarsi dalla capitale per capire);
- la ragazza che parla italiano e che ci rinfranca (più che per la conoscenza della lingua perchè conosce il nostro modo di pensare);
- la badante sullo stesso aereo che torna a casa perchè la nonnina italiana ahimè.......
- i vicini che, scoperto che sei occidentale.....diventano più gentili ed ordinati (mi è capitato diverse volte, come se sapessero che il loro normale tono russo/ucraino e modo di agire a muso duro con i loro concittadini, non è adatto ad un turista);
- il fatto di essere informato preventivamente sui prezzi del locale dove si sta andando (ad alcuni può sembrare strano, perchè hanno vissuto l'esperienza opposta, ma capita spesso se si escludono certe categorie di ragazze e si ha a che fare con brava gente);
- tanti camerieri nel locale, quasi quasi più dei clienti, ma pessimo servizio.
A tale proposito, volevo dire che parlando proprio di questo, ho appreso che questi signori non sono praticamente pagati. Ecco perchè ce ne sono tanti.
In Italia ci penseremmo due volte prima di prendere un cameriere in più del necessario.
Incredibile, dal sondaggio (2 ristoranti ben conosciuti) è risultato che in un locale i camerieri non avevano uno stipendio: ZERO.
Solo le mance dei clienti e l'1% sui conti dei tavoli a loro assegnati.
Nel secondo ristorante, prendevano 100 dollari al mese (per Kiev incredibilmente basso, per fare un paragone con l'Italia potrei dire 200 euro di stipendio) e si dividevano a fine serata le mance di tutti i tavoli, senza in questo caso percentuali sui conti.
Ecco spiegato perchè tanti camerieri (non costano niente) e servizio scadente (pochissima motivazione da parte di chi sa di essere sottopagato).
La cosa più strana è che ho chiesto se allora lavoravano in nero.
La risposta è stata: "Sono perfettamente in regola, con tutti i controlli che ci sono sarebbe impossibile in nero"
"L'uomo saggio aspetta il momento giusto, il pazzo lo anticipa, l'imbecille lo lascia passare". (tratto dal film "Mai arrendersi")
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Re: Mariupol ventosa
per toto
E vero, ho detto a Natalia che ti avrei chiamato per ringraziarti, il tuo aiuto è stato determinante. Io non ho il tuo telefono. Puoi mandalo con un messaggio privato ?
Grazie per i consigli sui regalini. So che è una mia debolezza, però ho seguito i suggerimenti del forum.
Riguardo all'amore, le parole di Alibrando su "ragazze, amore e panna acida" sono eloquenti. Le riporto "in genere l'approccio in ogni caso è dettato da interessi diversi da quelli dell'amore, sia per l'uomo italiano che per la donna ucraina".
Chi ti ha detto che ho tanti soldi ? Dimmelo così mi faccio dire dove lo ho messi.... (scherzo, naturalmente). Aspetto il tuo numero.
per Forrest
E' un grande piacere leggere il tuo apprezzamento per il mio racconto. Tu scrivi benissimo. Detto da te questo non è un complimento, ma un onore !
Il racconto non è finito. Se oggi avrò tempo pubblicherò la seconda parte.
Ciao a tutti.
E vero, ho detto a Natalia che ti avrei chiamato per ringraziarti, il tuo aiuto è stato determinante. Io non ho il tuo telefono. Puoi mandalo con un messaggio privato ?
Grazie per i consigli sui regalini. So che è una mia debolezza, però ho seguito i suggerimenti del forum.
Riguardo all'amore, le parole di Alibrando su "ragazze, amore e panna acida" sono eloquenti. Le riporto "in genere l'approccio in ogni caso è dettato da interessi diversi da quelli dell'amore, sia per l'uomo italiano che per la donna ucraina".
Chi ti ha detto che ho tanti soldi ? Dimmelo così mi faccio dire dove lo ho messi.... (scherzo, naturalmente). Aspetto il tuo numero.
per Forrest
E' un grande piacere leggere il tuo apprezzamento per il mio racconto. Tu scrivi benissimo. Detto da te questo non è un complimento, ma un onore !
Il racconto non è finito. Se oggi avrò tempo pubblicherò la seconda parte.
Ciao a tutti.
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Re: Mariupol ventosa
...meno male...
avevo paura che fosse finito qui...
Aspetto il finale, che mi auguro....rosa.
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When the power of love overcomes the love of power, the world will know peace.
J.H.
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Re: Mariupol ventosa
Parli di Mariupol che conosco come le mie tasche, mi mette un po di tristezza perchè vorrei andare più spesso.
Lika è appena tornata da casa sua (5 aprile) dopo una permanenza di quasi 1 mese, questa Mariupol molto ventosa e con l'odore dello zolfo che si taglia con il coltello.
Per chi va in Mariupol non esistono problemi logistici, li risolviamo in 10 minuti.
saluti (finisci il racconto)
Lika è appena tornata da casa sua (5 aprile) dopo una permanenza di quasi 1 mese, questa Mariupol molto ventosa e con l'odore dello zolfo che si taglia con il coltello.
Per chi va in Mariupol non esistono problemi logistici, li risolviamo in 10 minuti.
saluti (finisci il racconto)
Alibrando Morgantini
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Re: Mariupol ventosa
Un pensierino per persone che ti hanno aiutato prima del viaggio e per la persona che vai ad incontrare non é sinonimo di debolezza o di 'turista scemo di cui approfittare', ma di persona per bene e di classe.gostella ha scritto:Grazie per i consigli sui regalini. So che è una mia debolezza, però ho seguito i suggerimenti del forum.
Tra l'altro, visto quello che scrivi dell'interprete, mi sembra che il tuo pensierino se lo sia meritato anche per l'aiuto che ti ha dato dopo.
Fare la figura della persona per bene e di classe ha sempre pagato grossi dividendi in disponibilitá degli altri nei propri confronti.
Continueró a chi, come te, ha l'intenzione di portare un pensierino a qualcuno e domanda l'opinione sul forum, di farlo senza remore...i Babbi Natale sono ben altri.
Perciocché l'invidioso si rallegra ed é lieto del male, e dolente d'ogni bene altrui; e per questo va sempre cercando come possa CALUNNIARE. (Domenico Cavalca, sec. XIV, 'Disciplina degli Spirituali col Trattato delle trenta stoltizie', cap. 9, pag. 69..
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Re: Mariupol ventosa
johannes100 ha scritto:
Fare la figura della persona per bene e di classe ha sempre pagato grossi dividendi in disponibilitá degli altri nei propri confronti.
Anch'io la penso così e l'esperienza della vita mi ha dimostrato di avere spesso ragione.
Anche da noi non mancano i furbi ed è sempre meglio essere accorti. Credo però che la diffidenza generalizzata ci faccia perdere le migliori occasioni.
Apprezzo comunque il contributo di chi cerca di cerca di mettere in guardia l'uomo che, abbagliato dallo splendore di un vello d'oro, riduce le naturali difese.
Io non so quale sarà l'evoluzione della mia storia. Dipende anche da me. Ora posso solo dire che, se negativa, il prezzo da pagare sarà soprattutto emozionale. Quello per i regalini sarebbe comunque il danno minore....
- Luca
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Re: Mariupol ventosa
Ciao Giovanni,
sono davvero contento che questa prima esperienza ucraina sia stata per te soddisfaciente.
Ho letto con estremo piacere ed attenzione la prima parte del tuo racconto e, ti dico la verità, mi hai fatto rivivere parecchie sensazioni ed emozioni della mia prima volta.
Posso dirti che se comincerai a frequentare l'Ucraina con maggiore assiduità farai l'abitudine a tante cose e ciò che oggi ti appare così sorprendente ti sembrerà normale, anzi quasi scontato.
Credo che un notevole salto di qualità lo farai quando potrai incontrare la persona che hai conosciuto senza "intermediari", che per quanto bravissimi e discreti, tolgono tanto "magia", ma tempo a tempo e senza fretta.
Mi fa, poi, molto piacere che i consigli degli utenti del forum ti siano stati utili.
Saluti.
Luca
sono davvero contento che questa prima esperienza ucraina sia stata per te soddisfaciente.
Ho letto con estremo piacere ed attenzione la prima parte del tuo racconto e, ti dico la verità, mi hai fatto rivivere parecchie sensazioni ed emozioni della mia prima volta.
Posso dirti che se comincerai a frequentare l'Ucraina con maggiore assiduità farai l'abitudine a tante cose e ciò che oggi ti appare così sorprendente ti sembrerà normale, anzi quasi scontato.
Credo che un notevole salto di qualità lo farai quando potrai incontrare la persona che hai conosciuto senza "intermediari", che per quanto bravissimi e discreti, tolgono tanto "magia", ma tempo a tempo e senza fretta.
Mi fa, poi, molto piacere che i consigli degli utenti del forum ti siano stati utili.
Saluti.
Luca
- massimo777
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Re: Mariupol ventosa
Ciao Gostella ...complimenti per il racconto , veramente interessante e ricco di particolari...aspettiamo il seguito , con interesse !!
Mi piace capire , imparare..sperimentare.
molte volte non ci riesco , ma quando succede..tutto diviene stramaledettamente eccitante .
molte volte non ci riesco , ma quando succede..tutto diviene stramaledettamente eccitante .
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Re: Mariupol ventosa
IV parte
E sera, dopo moltissime ore passate al ristorante a parlare e mangiare (poco), riprendiamo in salita la via Lenin e, superato il teatro, ci muoviamo nella zona del passeggio. Il piano B è andato, l’agenzia ormai è chiusa. Però Tania propone di vederci domani (domenica) sul presto, così sarà possibile passare insieme l’intera giornata. Penserà lei al programma. Siamo tutti abbastanza stanchi, Tania in particolare soffre il freddo. Con un taxi l’accompagniamo sotto casa, non lontano dal centro. La macchina si ferma sotto un palazzone identico a quello dove io abito. Capisco al volo che i commenti malevoli che ho fatto sul mio palazzo erano completamente fuori luogo. Ormai è tardi per recuperare, resta solo l’imbarazzo. E’ tempo dei saluti. Mi sento dire “grazie della bella giornata”, tradotto da Natalia. Tania lo ha detto poco prima in russo. Baci ed abbracci. Secondo tratto, più lontano, zona est della città, oltre il fiume, per accompagnare Natalia, poi indietro in centro per accompagnare me. In tutto 60 grivnie per 20 minuti di taxi. Prezzo chiesto al taxi e riferitomi dall’efficiente Natalia prima di lasciarmi. Più tardi mi manderà un messaggino per sapere se sono rientrato. Gentile ed efficiente. Ottimo esempio di customer-care.
Io, con le mie tre chiavi di ferro, rientro in casa, almeno per verificare se l’appartamento c’è ancora. Ho fatto delle foto al ristorante, le riguardo subito. Mi accorgo che a pranzo ho mangiato poco. Sono quasi le 10, via Metallurgov è molto vicina, ma i 300 mt che ci separano sono quasi completamente al buio. Decido di uscire comunqe. Vedo dall’alto, nell’androne del palazzo, tre ragazzi che parlano e bevono. A Londra, a Trafalgar Square, di pomeriggio, alcuni inglesi ubriachi mi hanno visto consultare una cartina e si sono rivolti a me con le nostre parole “italiano, vaff…”. Aspetto un po’ ma non se ne vanno. Poi decido di affrontarli. Saluto e tiro dritto, loro rispondono gentilmente. Spero che al ritorno non ci siano più. E così sarà. Una pizza da asporto, venti grivnie, velocemente a casa per cercare di mangiare e stemperare le emozioni della giornata.
La mattina mi sveglio presto. A casa non ho nulla per colazione, esco subito e ritrovo il solito chioschetto. Ho un’ora libera e inizio a passeggiare in direzione nord. Dalla collina del centro tutte le strade scendono lentamente. Ho come punto di riferimento una fumante ciminiera cittadina (un’altra… !!! ). Così mi imbatto un mercato all’aperto, pieno di gente. Natalia mi dirà che quello è il grande mercato del centro. Molti venditori arrivano dalla campagna. C’è la zona dei cuccioli di cane, infreddoliti e avvinghiati fra loro nei portabagagli delle macchine. Zona ferramenta e attrezzi agricoli. Noto una etnia particolare, gente che con piccole bancarelle cerca di vendere telefonini e oggetti simili di bassa qualità. Pelle scura, le donne anche giovani con vestiti lunghi. Natalia mi dirà che si tratta di persone che originariamente provenivano dall’india. Non sono molto benvisti dal resto della popolazione. In pratica sono i nostri zingari. Beh, sì, confermo che, a parte il reddito, in tantissime cose l’Ucraina è simile all’Italia. Ricorda però quella degli anni 60.
La giornata di domenica passa rapidamente, nonostante il forte vento che ci avvolge da tutti i lati. Solito giro con il taxi per recuperare tutti, colazione da Celentano con frullati e mele cotte, Tania ha pensato di visitare i giardini ad ovest della città. Non è il caso di scendere al mare, perché c’è molto vento ed è tutto chiuso. In questi giardini ci sono una moschea e una chiesa ortodossa. E una pizzeria con vetrate aperte sui giardini dove si potrebbe mangiare. Il posto è effettivamente bello abbastanza frequentato. La guardarobiera, una signora anziana e infagottata come le nostre nonne del dopoguerra, ci guarda tutti con aria sorridente ed sofferente insieme. Si muove a fatica, forse per l’artrite. Dolcezza e rassegnazione. Sarà dietro a quel banco tutto il giorno. Noi passeremo molte ore seduti, sia perché il servizio è lento e ancor più perché dobbiamo parlare. Lei è sempre lì.
Il giardino è molto bello, i monumenti forse meno. La chiesa ortodossa è frequentata solo da donne. Ho visitato quasi tutte le città d’arte italiane, che rappresentano il 70% del patrimonio architettonico mondiale, e capisco che è molto difficile trovare un analogo livello. Mi guardo bene però dal fare apprezzamenti negativi
E sera, dopo moltissime ore passate al ristorante a parlare e mangiare (poco), riprendiamo in salita la via Lenin e, superato il teatro, ci muoviamo nella zona del passeggio. Il piano B è andato, l’agenzia ormai è chiusa. Però Tania propone di vederci domani (domenica) sul presto, così sarà possibile passare insieme l’intera giornata. Penserà lei al programma. Siamo tutti abbastanza stanchi, Tania in particolare soffre il freddo. Con un taxi l’accompagniamo sotto casa, non lontano dal centro. La macchina si ferma sotto un palazzone identico a quello dove io abito. Capisco al volo che i commenti malevoli che ho fatto sul mio palazzo erano completamente fuori luogo. Ormai è tardi per recuperare, resta solo l’imbarazzo. E’ tempo dei saluti. Mi sento dire “grazie della bella giornata”, tradotto da Natalia. Tania lo ha detto poco prima in russo. Baci ed abbracci. Secondo tratto, più lontano, zona est della città, oltre il fiume, per accompagnare Natalia, poi indietro in centro per accompagnare me. In tutto 60 grivnie per 20 minuti di taxi. Prezzo chiesto al taxi e riferitomi dall’efficiente Natalia prima di lasciarmi. Più tardi mi manderà un messaggino per sapere se sono rientrato. Gentile ed efficiente. Ottimo esempio di customer-care.
Io, con le mie tre chiavi di ferro, rientro in casa, almeno per verificare se l’appartamento c’è ancora. Ho fatto delle foto al ristorante, le riguardo subito. Mi accorgo che a pranzo ho mangiato poco. Sono quasi le 10, via Metallurgov è molto vicina, ma i 300 mt che ci separano sono quasi completamente al buio. Decido di uscire comunqe. Vedo dall’alto, nell’androne del palazzo, tre ragazzi che parlano e bevono. A Londra, a Trafalgar Square, di pomeriggio, alcuni inglesi ubriachi mi hanno visto consultare una cartina e si sono rivolti a me con le nostre parole “italiano, vaff…”. Aspetto un po’ ma non se ne vanno. Poi decido di affrontarli. Saluto e tiro dritto, loro rispondono gentilmente. Spero che al ritorno non ci siano più. E così sarà. Una pizza da asporto, venti grivnie, velocemente a casa per cercare di mangiare e stemperare le emozioni della giornata.
La mattina mi sveglio presto. A casa non ho nulla per colazione, esco subito e ritrovo il solito chioschetto. Ho un’ora libera e inizio a passeggiare in direzione nord. Dalla collina del centro tutte le strade scendono lentamente. Ho come punto di riferimento una fumante ciminiera cittadina (un’altra… !!! ). Così mi imbatto un mercato all’aperto, pieno di gente. Natalia mi dirà che quello è il grande mercato del centro. Molti venditori arrivano dalla campagna. C’è la zona dei cuccioli di cane, infreddoliti e avvinghiati fra loro nei portabagagli delle macchine. Zona ferramenta e attrezzi agricoli. Noto una etnia particolare, gente che con piccole bancarelle cerca di vendere telefonini e oggetti simili di bassa qualità. Pelle scura, le donne anche giovani con vestiti lunghi. Natalia mi dirà che si tratta di persone che originariamente provenivano dall’india. Non sono molto benvisti dal resto della popolazione. In pratica sono i nostri zingari. Beh, sì, confermo che, a parte il reddito, in tantissime cose l’Ucraina è simile all’Italia. Ricorda però quella degli anni 60.
La giornata di domenica passa rapidamente, nonostante il forte vento che ci avvolge da tutti i lati. Solito giro con il taxi per recuperare tutti, colazione da Celentano con frullati e mele cotte, Tania ha pensato di visitare i giardini ad ovest della città. Non è il caso di scendere al mare, perché c’è molto vento ed è tutto chiuso. In questi giardini ci sono una moschea e una chiesa ortodossa. E una pizzeria con vetrate aperte sui giardini dove si potrebbe mangiare. Il posto è effettivamente bello abbastanza frequentato. La guardarobiera, una signora anziana e infagottata come le nostre nonne del dopoguerra, ci guarda tutti con aria sorridente ed sofferente insieme. Si muove a fatica, forse per l’artrite. Dolcezza e rassegnazione. Sarà dietro a quel banco tutto il giorno. Noi passeremo molte ore seduti, sia perché il servizio è lento e ancor più perché dobbiamo parlare. Lei è sempre lì.
Il giardino è molto bello, i monumenti forse meno. La chiesa ortodossa è frequentata solo da donne. Ho visitato quasi tutte le città d’arte italiane, che rappresentano il 70% del patrimonio architettonico mondiale, e capisco che è molto difficile trovare un analogo livello. Mi guardo bene però dal fare apprezzamenti negativi
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Re: Mariupol ventosa
V parte
Dopo la pizzeria, altra passeggiata, visita negozi e riparo dal freddo in un pub di via Lenin frequentato da ragazzi. Thè e dolci a forma di cuore. Rimaniamo altre due ore, forse fino alle 10, il solito giro con i taxi, ringrazio e congedo la mia interprete , mi faccio riaccompagnare a casa. “A kiev i tassisti dicono qualche parola in inglese, nelle altre città sicuramente no”. Questa sera io non ho voglia di parlare, ma a me capita l’unico tassista di Mariupol che parla bene l’inglese ! Ha fatto il marinaio e girato per tutti i porti. Ha tanta voglia di parlare con lo straniero, gli ricorda i suoi anni migliori. Avrei dovuto conoscerlo ieri mattina. Dovrei farmi dare nome e telefono, utili per un prossimo viaggio, ma non ci penso. Finalmente arrivo a casa. Domani si parte alle 8, non ho voglia di fare nulla, mi metto direttamente a letto.
Spartak è puntuale con la sua suv giapponese seminuova, io sono contento perché avrò la possibilità di conoscere il Dombass di giorno. Da Mariupol a Donetsk 120 km e poche case, tutte con i tetti in amianto. Fabbriche con ciminiere fumanti in lontananza. Terreno scuro lavorato di fresco. In strada quasi nessuno. In lontananza si vedono lievi ondulazioni del terreno. E’ la descrizione del territorio fatta da chi ha scritto i libri sulla ritirata dal Don. La zona era a qualche centinaio di chilometri più a nord, ma credo sia simile a questa. Anche io sono in ritirata. Sono stanco e ho bisogno di fare ordine nei miei pensieri. All’aeroporto di kiev scriverò questi appunti.
Donestsk imbarco velocissimo. Per fortuna la hostess di terra parla inglese. Così le dico di far fermare la valigia a Kiev. Meglio essere prudenti. La stessa hostess poi controllerà al gate le carte d’imbarco che lei stessa aveva stampato poco prima. Sempre lei regolerà il flusso dei passeggeri all’imbocco della scaletta. Primo caso di hostess trivalente. Per fortuna alla guida dell’aereo c’è un’altra persona!
Poca gente in aeroporto, nonostante sia di lunedì mattina. Una bella ragazza mora, in tailleur nero, minigonna, stivali bianchi e aria fra il sicuro e lo sfrontato, aspetta l’aereo con gli altri. Non posso fare a meno di notare che ha uno stile molto diverso da quello di chi ho conosciuto a Mariupol.
All’aeroporto di Kiev mi accorgo di avere in tasca la ricevuta del cambio. Ho ancora delle Grivnie. Mi dirigo verso lo sportello, alcune persone davanti a me. Ho pensato che è meglio cambiare, poi non lo potrò fare più. Inconsapevolmente penso di non tornare qui. Sono proprio sicuro ? Tocca a me, esito, faccio finta di essermi sbagliato e vado via. Ho cambiato idea ?
Ecco l’elenco dei personaggi conosciuti, ognuno a suo modo straordinario, attori di una esperienza insolita:
- Maria la badante
- Spartak l’autista
- Vicini di casa dalle scarpe sparse
- Signora urlante del chiosco
- Natalia l’interprete
- Tania la sposa
- Cliente sprezzante del ristorante
- Cameriera imbalsamata
- Vecchia signora guardaroba ristorante
- Il tassista “inglese”
- Hostess trivalente Dombassaero
Sentivo il dovere di raccontare la mia storia, perché le vostre mi hanno aiutato a vivere la mia.
A fine lavoro mi sono reso conto che avevo scritto anche per me. Un ottimo esercizio per rimeditare gli eventi con l’opportuno distacco. Grazie a tutti.
Dopo la pizzeria, altra passeggiata, visita negozi e riparo dal freddo in un pub di via Lenin frequentato da ragazzi. Thè e dolci a forma di cuore. Rimaniamo altre due ore, forse fino alle 10, il solito giro con i taxi, ringrazio e congedo la mia interprete , mi faccio riaccompagnare a casa. “A kiev i tassisti dicono qualche parola in inglese, nelle altre città sicuramente no”. Questa sera io non ho voglia di parlare, ma a me capita l’unico tassista di Mariupol che parla bene l’inglese ! Ha fatto il marinaio e girato per tutti i porti. Ha tanta voglia di parlare con lo straniero, gli ricorda i suoi anni migliori. Avrei dovuto conoscerlo ieri mattina. Dovrei farmi dare nome e telefono, utili per un prossimo viaggio, ma non ci penso. Finalmente arrivo a casa. Domani si parte alle 8, non ho voglia di fare nulla, mi metto direttamente a letto.
Spartak è puntuale con la sua suv giapponese seminuova, io sono contento perché avrò la possibilità di conoscere il Dombass di giorno. Da Mariupol a Donetsk 120 km e poche case, tutte con i tetti in amianto. Fabbriche con ciminiere fumanti in lontananza. Terreno scuro lavorato di fresco. In strada quasi nessuno. In lontananza si vedono lievi ondulazioni del terreno. E’ la descrizione del territorio fatta da chi ha scritto i libri sulla ritirata dal Don. La zona era a qualche centinaio di chilometri più a nord, ma credo sia simile a questa. Anche io sono in ritirata. Sono stanco e ho bisogno di fare ordine nei miei pensieri. All’aeroporto di kiev scriverò questi appunti.
Donestsk imbarco velocissimo. Per fortuna la hostess di terra parla inglese. Così le dico di far fermare la valigia a Kiev. Meglio essere prudenti. La stessa hostess poi controllerà al gate le carte d’imbarco che lei stessa aveva stampato poco prima. Sempre lei regolerà il flusso dei passeggeri all’imbocco della scaletta. Primo caso di hostess trivalente. Per fortuna alla guida dell’aereo c’è un’altra persona!
Poca gente in aeroporto, nonostante sia di lunedì mattina. Una bella ragazza mora, in tailleur nero, minigonna, stivali bianchi e aria fra il sicuro e lo sfrontato, aspetta l’aereo con gli altri. Non posso fare a meno di notare che ha uno stile molto diverso da quello di chi ho conosciuto a Mariupol.
All’aeroporto di Kiev mi accorgo di avere in tasca la ricevuta del cambio. Ho ancora delle Grivnie. Mi dirigo verso lo sportello, alcune persone davanti a me. Ho pensato che è meglio cambiare, poi non lo potrò fare più. Inconsapevolmente penso di non tornare qui. Sono proprio sicuro ? Tocca a me, esito, faccio finta di essermi sbagliato e vado via. Ho cambiato idea ?
Ecco l’elenco dei personaggi conosciuti, ognuno a suo modo straordinario, attori di una esperienza insolita:
- Maria la badante
- Spartak l’autista
- Vicini di casa dalle scarpe sparse
- Signora urlante del chiosco
- Natalia l’interprete
- Tania la sposa
- Cliente sprezzante del ristorante
- Cameriera imbalsamata
- Vecchia signora guardaroba ristorante
- Il tassista “inglese”
- Hostess trivalente Dombassaero
Sentivo il dovere di raccontare la mia storia, perché le vostre mi hanno aiutato a vivere la mia.
A fine lavoro mi sono reso conto che avevo scritto anche per me. Un ottimo esercizio per rimeditare gli eventi con l’opportuno distacco. Grazie a tutti.